La Grande Guerra 1914-1918

 

APPROFONDIMENTI

ALIMENTARI IN SCATOLA

“Munizioni” per lo stomaco dei soldati nella Grande Guerra

“Munizioni” per lo stomaco dei soldati nella Grande GuerraBasta girare lungo le trincee dell’ampio fronte per capire quale sia stato durante la grande Guerra il consumo di alimentari conservati in scatole di latta. Le aride pietraie sparse dal Carso all’Ortigara ne sono ancora piene; barattoli e contenitori in sottile lamiera si consumano oggi al sole, e seguendo il passaggio delle stagioni restituiscono il metallo ad un terreno che non le vide venire alla luce: le miniere d’estrazione mineraria erano lontane chilometri dai confini contesi.

Allo scoppio del conflitto le industrie per la conservazione degli alimenti trovarono nelle forniture militari  terreno fertile per incrementare la produzione. Ora i collezionisti si contendono questi “resti”, scambiandosi  i pezzi mancanti e cercando di completare un puzzle complesso, fatto di varianti e colorazioni diverse.

Oggi presso i musei è possibile capire quel mondo fatto di latta e immagini litografate, col procedimento medesimo della litografia su carta. Quello che rende questi oggetti meritevoli di attenzione sono le illustrazioni che, a distanza di quasi un secolo, riportano talvolta ancora ben visibili. Spesso si tratta di illustrazioni che ai giorni nostri potremo definire naif, tanta era la spontaneità del messaggio pubblicitario che caratterizzava i singoli prodotti. Alla reclame promozionale di alici, tonno o frutta candita si aggiungevano motti propagandistici tesi a spiegare lo sforzo bellico dell’Italia in armi. Ecco alternarsi al grido di guerra “Savoia!!” la figura di un bersagliere a coprire la bandiera tricolore, oppure figure femminili con corona, veste azzurra e l’immancabile stemma dei Savoia a dare un segno di ufficialità a scene altrimenti bucoliche.

Se spesso sono i soldati in divisa a rappresentare il soggetto tipo, è pure forte la presenza delle medaglie vinte dalle singole ditte produttrici, a testimoniare la riconosciuta bontà del prodotto con premi e riconoscimenti ottenuti alle esposizioni nazionali e internazionali.

Come ebbe a scrivere Patrizia Dal Zotto su una recente ricerca titolata “La Grande Guerra in cucina”: “Tali esposizioni costituivano una vetrina delle attività produttive e commerciali in tutti i campi, come le fiere e gli expo. La “collana” di medaglie color oro era un fregio piuttosto usuale sulle etichette di molte marche, ormai scomparso dalle nuove vesti grafiche con le quali anche i marchi storici più antichi si sono modernizzati e adeguati ai tempi”.

“Munizioni” per lo stomaco dei soldati nella Grande Guerra“Munizioni” per lo stomaco dei soldati nella Grande Guerra

“Munizioni” per lo stomaco dei soldati nella Grande GuerraEmblematico il caso del burro Polenghi-Lombardo, la casa di Codogno fondata nel 1870 recava ben 21 medaglie. Non tutte le latte comunque rendevano esternamente riconoscibile il contenuto, mentre spesso era citato il nome dello scatolificio (Bozzetti & Pluderi di Milano, Metalgraf – Unione arti grafiche sui metali – solo per citarne un paio, quest’ultima, oltre a scatole di svariate misure e usi, produceva vassoi, insegne e giocattoli). Molte scatole erano apparentemente anonime, tuttavia il militare sapeva bene che aprendole avrebbe trovato carne di bue, un alimento simile all’attuale Simmenthal, da consumarsi con l’abbinamento alle gallette. “Ai soldati Italiani – riprende Dal Zotto – vennero distribuiti 230 milioni di scatolette di carne in gran parte prodotta negli stabilimenti militari di Casaralta e Scanzano. Ogni fante o alpino nelle tasche laterali dello zaino ne conservava 2 contenenti 220 gr di carne di bue che utilizzava previo permesso del superiore, quando non poteva avere il rancio caldo. Sulla parte centrale di uno dei fondelli stava impressa la data dell’inscatolamento. Anche i soldati dell’Impero austroungarico avevano una similare razione di riserva di 200gr netti di carne col brodo di cottura conservata in barattoli dal peso lordo di 355gr. Quattro grandi stabilimenti militari situati a Bruck an der Leitha, Inzersdorf, Alt-Erlaa e Budapest ne garantirono la fornitura”.


“Munizioni” per lo stomaco dei soldati nella Grande Guerra“Munizioni” per lo stomaco dei soldati nella Grande Guerra

Inoltre non è da dimenticare l’aiuto delle famiglie dei militari al fronte, tra l’altro incentivato dal Governo con l’istituzione delle Madrine di guerra. I congiunti spesso inviavano per posta ai propri cari indumenti e lettere, ma pure alimentari con cui la truppa rimpinguava la scarsa fornitura di cibo delle corvee alle prime linee. Barattoli prodotti dal mercato privato e civile si mescolavano quindi alle forniture militari.

G.D.F.

Fonti:

Collezione Rovini,

“Recuperanti” di Gualtieri & Dalle Fusine Ediz. Nordpress, 

“La Grande Guerra in cucina” a cura di P. Dal Zotto Ediz. Eurekip

 

 

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