70 itinerari, 273 pagine, decine di immagini a colori e foto storiche, molte indedite; un testo agile, arricchito da alcune schede di approfondimento storico. È questa in sintesi la carta d'identita di questa elegante guida edita da ViviDolomiti che si propone di superare i limiti di una produzione molto legata ai singoli contesti locali. Con l'entrata in guerra dell'Italia la frontiera politica tra il Regno e l'Impero venne trasformata in un immenso fronte. Gli sforzi principali furono concentrati lungo l'Isonzo ma, nel contempo, una lunga trincea di pietra e ghiaccio attraversò le Alpi, le Prealpi e le Dolomiti, tra il Passo dello Stelvio e quello del Tarvisio. Il pesante apparato tecnologico della modernità risalì le vallate su entrambe i versanti, distruggendo i delicati equilibri costruiti nei secoli dalla civiltà contadina, e invase gli spazi incontaminati delle vette.
Le montagne vennero prese d'assalto grazie all'ardimento di pochi alpinisti e al lavoro di migliaia di soldati-minatori che attrezzarono le pareti più inaccessibili con scale, cordini di acciaio, ponti sospesi; pesanti cannoni furono issati sulle cime con il sacrificio degli uomini e la forza degli animali; le radure vennero urbanizzate costruendo numerosi villaggi d'alta quota, abitati di migliaia di soldati; gigantesche teleferiche collegarono le prime linee con le stazioni delle ferrovie del fondovalle; centinaia di chilometri di strade raggiunsero le alture più impervie e gli alpeggi più isolati. Nel volgere di pochi mesi il volto della montagna cambiò per sempre e insieme si modificò il modo di guardare gli spazi dell'altitudine.
“La Guerra Bianca - scrive Enrico Camanni - si mangiò vite, sentimenti e speranze come ogni altra macchina di guerra", ma, chiarisce l'Autore della prefazione al volume, la "vera differenza la fece la montagna, che impose il suo codice ambientale sulle ragioni del conflitto”. |
L’idea di potersi spingere fino al limite dell’impossibile, ignorando la conoscenza dei luoghi, dovette tragicamente fare i conti con la Natura, terzo potente esercito in campo e le numerose testimonianze di intellettuali quali Musil, Ungaretti, Lussu, Trenker, ma anche di semplici soldati, lo confermano. Le Alpi Retiche, i giganti di ghiaccio dell'Ortles, dell'Adamello, del Cevedale, della Marmolada, i laghi di Idro, Ledro e Garda, i Monti Baldo, Zugna e Pasubio, gli Altipiani dei Cimbri, la catena del Lagorai, le Dolomiti, le Alpi Carniche e Giulie sono un museo a cielo aperto ricco di storia e i percorsi proposti nella guida lo attraversano per intero. 70 itinerari rivolti a pubblici differenziati: dalle ascensioni per alpinisti esperti, alle escursioni per turisti allenati; dalle passeggiate in famiglia, fino ai trekking urbani, inseriti pensando alle gite scolastiche. 'Avventure' da affrontare a piedi, principalmente, ma anche in bici e con le racchette da neve (ciaspole).
Come Pollicino, si è indicato il cammino più sicuro verso la meta, cercando, nel contempo, di seminare briciole di conoscenza, per aiutare gli escursionisti ad visitare i luoghi del conflitto con maggiore consapevolezza e per questo nel testo sono inserite delle brevi schede che si propongono di approfondire alcuni aspetti di questa 'guerra nella guerra': l'impiego degli animali, la costruzione dei forti, il ruolo delle donne e degli alpinisti, l'entusiasmo interventista dei futuristi e la tenace difesa della Heimat da parte delle guide alpine della Val Pusteria. Con questi percorsi si è cercato di raccontare la guerra di montagna senza alcuna retorica scommettendo sul fatto che alla fine il lettore, oltre ad aver soddisfatto il piacere di nuove scoperte, avrà anche acquisito un nuovo sguardo sul grande evento che ha tragicamente ‘tenuto a battesimo’ il Novecento.
Alla guida sono stati concessi il logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e quello della Fondazione Dolomiti – Dolomiten – Dolomites – Dolomitis UNESCO. |