La Grande Guerra 1914-1918

 

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SAN VITO E SANVITESI
NELLA GRANDE GUERRA

Giovanni Dalle Fusine
Paolo Snichelotto

Grafiche Marcolin

San Vito e sanvitesi nella Grande Guerra - G. Dalle Fusine, P. Snichelotto


San Vito e sanvitesi nella Grande Guerra - G. Dalle Fusine, P. SnichelottoSulla colonna mozza del Monte Ortigara si legge "Per non dimenticare", un monito di riconoscenza racchiuso in poche ma struggenti parole lasciate da chi è sopravvissuto a tante epiche battaglie. Ma simili colonne mozze dovrebbero essere disseminate in ogni località d'Italia; ogni città, ogni paesino e contrada ha offerto il proprio tributo in termini di lutti, restrizioni e patimenti, perchè è tutto un popolo a essere stato messo alla prova e in ginocchio nel corso della guerra e poi per anni ancora. Se la truppa fu chiamata alle armi e decimata per arginare l'avanzata avversaria, altrettanto pesante si riveli il tributo richiesto alle masse di civili residenti nei territori oggetto di contesa, come pure nelle zone a ridosso del fronte. L'Alto Vicentino nelle strategie dei generali comandanti era solo un obiettivo appuntato su impersonali mappe topografiche; per l'impero austro-ungarico la pianura compresa tra il Garda e il Brenta, più oltre tra il Piave e il Tagliamento, rappresentava la direttrice a cui mirare nei tentativi di sfondamento. San Vito di Leguzzano diventa così terra di confine sin dai primi mesi successivi alla dichiarazione di guerra; l'Altopiano di Asiago, i monti Pasubio e Grappa, oggi come allora, sono ben visibili da ogni angolo del paese; novanta anni fa da quelle alture si spandevano quotidianamente gli echi delle cannonate, gelando gli animi delle famiglie, i cui congiunti prestavano servizio nell'esercito. Ma la vicinanza con il fronte preoccupava non poco i sanvitesi, alimentando in loro la paura di sfondamenti delle linee difensive, incertezze che durarono per tutto il corso del conflitto. Nell'evolversi della presente ricerca sono inoltre emerse varie realtà legate all'economia del periodo preso in esame, svelandoci innumerevoli particolarità delle classi sociali meno abbienti a cui la guerra ebbe a spremere ogni sforzo, fino al supremo sacrificio di chi diede la vita per cause di mero interesse politico-geografico. I sanvitesi entrano così di diritto nella fredda statistica che ogni guerra consegna ai posteri, questo non solo per la leva di mobilitati, ma pure per i tanti civili militarizzati al soldo del regio Esercito. Senza dimenticare i sette fucilati perchè scelti arbitrariamente fra una schiera di persone esasperate da quella che il Papa Benedetto XV definì "un’inutile strage". Ne consegue che i 47 caduti in battaglia o in prigionia mostrano solo una facciata della medaglia che meritarono i nostri antenati oggi scomparsi. Il volume raccoglie quanto gli archivi pubblici e privati conservano; si è voluto dare un nome e dei connotati non solo a quanti perirono in battaglia o a causa del conflitto, ma pure a quanti, a casa, contribuirono a sostentare le provate famiglie prestandosi pure a impieghi come operai/operaie militarizzati. Senz’enfasi nè retorica si legga questa ricerca come un ponte tra ricordi e verità, tra passato e presente. Per non dimenticare.

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