La Grande Guerra 1914-1918

 

 

LE ARMI DELLA GRANDE GUERRA

FUCILI - PISTOLE - GAS - LANCIAFIAMME - BOMBE A MANO
BAIONETTE - CARRI ARMATI - - MORTAI DA TRINCEA - MAZZE FERRATE

I MORTAI DA TRINCEA O BOMBARDE

I campi di battaglia della grande guerra furono caratterizzati per il largo ricorso ad ostacoli passivi, quali barriere di filo spinato, ed imponenti lavori di fortificazione campale, tipo trinceramenti, ricoveri, osservatori, camminamenti, ecc.

Proiettili da bombardaLe trincee e gli ostacoli accessori, accoppiati all’impiego su vasta scala delle mitragliatrici condizionarono pesantemente l’andamento delle operazioni belliche del 1915 – 1918, riducendo drasticamente la libertà di manovra degli eserciti.

Per superare l’immobilita' della guerra di posizione, le nazioni in lotta impegnarono le proprie risorse tecniche e scientifiche nello studio di nuovi ritrovati bellici che consentissero alla fanteria di riacquistare capacità di movimento e di penetrazione nelle linee nemiche. Fino all’invenzione del carro armato, impiegato per la prima volta nel 1916 e che risolse in maniera eccellente il problema dell’apertura di varchi nei reticolati, furono messi a punto numerosi e talvolta bizzarri sistemi di distruzione o di superamento dei grovigli di filo spinato.

In Italia si studiò, ad esempio:

  • il lancio con bocche da fuoco di arpioni collegati a funi
    per lo strappamento dei reticolati;
  • il ricorso a cesoie meccaniche applicate alla parte anteriore di trattori blindati;
  • il cosiddetto “parapetto mobile”, una sorta di catapulta
    che proiettava sacchi di sabbia sopra o a ridosso dei fili spinati;
  • scudi mobili su ruote per consentire il taglio con cesoie
    dei reticolati da posizione protetta;
  • stuoie, graticci, scale snodate, tavole di legno,
    passerelle da trasportare a spalla e stendere sopra il filo spinato;
  • il lancio con catapulta di dischi muniti sul bordo di lame
    per il taglio dei fili e contenenti una carica esplosiva;
  • il tiro di proietti d’artiglieria inerti a lame per il taglio della corda spinosa, ecc.

Nessuno di questi ingegnosi sistemi trovò larga applicazione e raggiunse l’efficacia voluta contro barriere spinate che potevano raggiungere vari metri di profondità.

Il ritrovato più efficace, adottato sul fronte occidentale fin dal 1914, fu quello di ricorrere, oltre al tiro di proietti di artiglieria di medio calibro, alla cosiddetta bombarda o mortaio da trincea. Si trattava di una sorta di mortaio a tiro arcuato, di dimensioni ridotte per l’impiego in trincea, capace di tirare a brevi distanze una forte carica esplosiva.

Queste armi si presentavano, inoltre, molto efficaci anche contro fanterie riparate dietro trinceramenti, altrimenti difficili da colpire con armi a tiro diretto. Si ebbero tipi diversissimi di bombarde con tubo di lancio liscio o rigato, ad affusto rigido o munito di organi elastici, con sistema di lancio a polvere o a gas, trasportabili a braccia o scomponibili per il trasporto, di piccolo o di grosso calibro, ecc. Le bombarde conobbero una larga diffusione in ogni esercito e rimasero in servizio fino al termine del conflitto, anche se la loro importanza andò decrescendo negli ultimi due anni di guerra, a causa dell’invenzione del mortaio da fanteria.

Ogni esercito adottò specifiche classificazioni e peculiari termini di identificazione delle bombarde in base all’impiego cui erano destinate, alle prestazioni ed alle dimensioni.

IL MORTAIO

Il mortaio è un pezzo di artiglieria leggera ad anima liscia. La carica di lancio è collocata nel codolo del proietto, se necessario vengono usate cariche aggiuntive che si collocano all'esterno del codolo. Il mortaio è un'arma da lancio, il rinculo viene assorbito dalla piastra che viene affondata nel terreno L'arma è composta da tre parti principali: canna, piastra, bipiede. Antica bombarda medievaleLa canna è un semplice cilindro che svolge la funzione di rampa di lancio con lo scopo di indirizzare il proietto sul bersaglio, mantenendolo stabile, nella prima fase di accelerazione.

La stabilità dello stesso, nella fase di balistica di volo, è assicurata dalla forza aerodinamica che si genera sulle alette di coda. Nei proietti lanciati da armi a canna rigata, la stabilità è generata dall'effetto giroscopico impresso dalle scanalature elicoidali presenti nell'anima della canna. Nel fondello (parte posteriore della canna), sono presenti: all'interno, un percussore fisso all'esterno, un perno, tipo uniball, che permette un'alta rapidità nelle azioni di alzo e brandeggio. Proprio come accadde per le granate, il mortaio si rivelò un’arma antica ripresa e rivisitata durante la Grande Guerra. Il tipico mortaio consiste in un tozzo e corto cilindro, impiegato per lanciare un proiettile esplosivo ad angolazioni di 45 gradi e oltre – ciò permette di far ricadere l’ordigno lanciato direttamente addosso all’avversario.

Da questa semplice descrizione appare immediato l’impiego che si potè fare di una simile arma, una volta bloccati nel fondo di una trincea, ma certamente in grado di arrecare Danni al nemico, senza esporsi al tiro dei cecchini e delle mitragliatrici.

MORTAIO CONTRO ARTIGLIERIA

Mentre il personale addetto ad un pezzo di artiglieria campale necessitava sempre di una buona copertura o, come minimo, di mimetizzazione, esponendosi sempre e comunque al tiro di reazione avversaria, il mortaio offriva decisamente maggior sicurezza, soprattutto se posizionato in posizione nascosta sul fondo di una trincea e pertanto defilata completamente dall’osservazione del nemico.

Inoltre, vista la sua relativa leggerezza, poteva essere comodamente riposizionato (sfuggendo così ad una temporanea localizzazione) e, con un pò di pratica e di fortuna, avrebbe permesso di colpire direttamente l’interno delle trincee avversarie. Come molti strumenti di offesa ripresi direttamente dalle poche passate, anche il mortaio fu riscoperto e rivisitato dall’arsenale tedesco, ancor prima dello scoppio della Grande Guerra.

LA SITUAZIONE NEL 1914

In seguito all’esperienza maturata dagli osservatori tedeschi durante la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905, la Germania Guglielmina decise di dotarsi imediatamente di sofisticati mortai da trincea: quest’arma venne infatti ritenuta indispensabile per attaccare efficacemente le fortezze francesi, come previsto nell’ambito del famoso piano di invasione del Conte Von Schlieffen.

NELL'AGOSTO 1914 LA GERMANIA POSSEDEVA GIA' 150 MORTAI

La ricomparsa di questa antica arma da assedio colse i francesi completamente di sorpresa e lo stesso si verificò con la British Expeditionary Force. Mentre i primi corsero subito al riparo, rispolverando i vecchi mortai di napoleonica memoria, le forze armate britanniche non poterono fare altrettanto con simili residuati, risalenti alla Guerra in Sud Africa del 1899-1902. Anche se l’importanza tattica del mortaio apparve indiscutibile, nel nuovo tipo di conflitto, lo Stato Maggiore inglese continuò a nutrire seri dubbio sul suo impiego fino al 1916, quando il nuovo Primo Ministro, David Lloyd George, decise autonomamente di mettere in produzione nuovi mortai da trincea.

L’Inghilterra tuttavia, riuscì ad attrezzarsi molto velocemente e, una volta “metabolizzato” il concetto di questo nuovo tipo di arma, riuscì persino a dettarne gli standard costruttivi, realizzandone forse la versione più efficace e famosa di tutta la Grande Guerra: il mortaio Stokes.

LA GENESI DEL MORTAIO

Il “Minenwerfer”, così come i tedeschi ribattezzarono il mortaio, fu realizzato nel 1908-09, misurava inizialmente 25 centimetri di diametro (calibro), pesava ben 95 chilogrammi e veniva traportato con appositi traini. Ben presto ne vennero costruite altre due versioni, rispettivamente con calibri da 17 cm. e 7,6 cm. Rivelatisi tutti molto utili durante i primi mesi di guerra, ne venne avviata immediatamente la produzione industriale.

Gli inglesi riuscirono a produrre il primo mortaio solo nel 1915: si trattava di un voluminoso e rozzo esemplare, dotato di un rudimentale sistema di lancio: una punta di metallo alla base del tubo del mortaio, sulla quale veniva fatto cadere il proiettile, innescava l’esplosivo che avrebbe lanciato l’ogiva. Questo tipo di mortaio possedeva una gittata massima di circa 1,3 chilometri e, inizialmente, una miccia della durata di 25 secondi (quasi subito sostituita dalla succitata punta detonatric a percussione).

Il mortaio StokesNel gennaio del 1915 Wilfred Stokes ideò un nuovo tipo di arma, destinata non solo a diventare il miglior mortaio da trincea di tutta la guerra, ma addirittura la capostipite di una lunga serie di analoghe produzioni per moltissimi anni a venire. L’idea di Stokes era incredibilmente semplice e al tempo stesso efficace: dotato di una larga base, capace di assorbire il forte rinculo, e di aste metalliche di posizionamento, questo nuovo mortaio possedeva un nuovo meccanismo di lancio che interagiva con una versione modificata delle tradizionali granate da lancio. Queste, a loro volta dotate di una supplementare, piccola carica esplosiva, si auto-espellevano dal mortaio, non appena urtavano la classica punta metallica sul fondo del tubo di lancio.

L’invenzione di Stokes era in grado di sparare 22 proiettili al minuto con una gittata massima di circa un chilometro. Leggerezza, compattezza ed estrema praticità d’impiego si univano infine ad un’arma particolarmente devastante ed efficace.

Oltre al mortaio Stokes, gli inglesi realizzarono anche un modello di medio calibro ed uno pesante con 24 ceNtimetri di calibro, soprannominato “Maiale volante” dagli stessi “Tommies” della B.E.F. Verso la fine del conflitto, ogni divisione inglese possedeva 24 mortai Stokes, 12 medi calibri e alcuni “maiali volanti”.

LE TATTICHE DI IMPIEGO DEL MORTAIO

Nella guerra di trincea, l’impiego del mortaio si rivelo’ indispensabile, se non altro a livello tattico e per recar disturbo al nemico in ogni circostanza (soprattutto durante le pause tra un offensiva e l’altra). E’ risaputo che anche durante i periodi invernali, ad esempio, gli scriterari generali di tutti gli eserciti insistevano a ordinare lo stillicidio continuo di vite, a colpi di sortite notturne, bombardamenti e, guarda caso, uso indiscriminato dei mortai.

Anche nei momenti di precario “riposo”, i fanti delle trincee tendevano le orecchie per identificare il fatidico “plop” di un proiettile lanciato da un mortaio, correndo immediatamente al riparo. Cio’ avrebbe poi scatenato un tiro di contro-batteria, che avrebbe dato parecchio filo da torcere all’avversario. Per questo, nonostante gli ordini ricevuti, i fanti in trincea si dimostrarono sempre restii a tale infausto e scellerato uso dei mortai. Migliori risultati si ottenevano invece per cercare di stanare ed eliminare un cecchino o un appostamento di mitragliatrici, nonche’ per distruggere i reticolati nemici, la’ dove l’artiglieria aveva fallito.

Una volta entrato in servizio, il mortaio Stokes britannico venne subito adottato anche dai francesi che,insieme agli alleati d’oltremanica, continuarono a migliorarlo sino al termine del conflitto. In particolare, vennero proposte versioni avanzate con gittata fino a 2 chilometri – questi mortai tuttavia richiedevano una squadra di addetti non solo al loro funzionamento, ma soprattutto al riposizionamento ed al trasporto, viste le notevoli dimensioni e l’ingombro.

Il "maiale cieco"Un altro famoso tipo di mortaio alleato fu il Vickers da 1.75 pollici (circa 5 centrimetri di calibro), ribattezzato “mela candita” (“toffee apple”). Il suo proiettile assomigliava infatti a tipici dolcetti inglesi dell’epoca, realizzati caramellando una mela infilzata su un bastoncino.

Tuttavia, questo tipo di proiettili si rivelarono particolarmente inaffidabili, in quanto soggetti a spaccarsi in piu’ pezzi, al momento dell’impatto, invece di esplodere. I canadesi, nella persona del Generale G .L. McNaughton, si inventarono un mortaio di ben 91 chilogrammi di peso e con un calibro di 24 centimetri. Ribattezzato “maiale cieco”, questo mortaio raggiungeva a malapena i 400 metri di gittata, ma contribui’ comunque a far riacquistare sicurezza alle truppe d’oltreoceano.

I tedeschi non si discostarono mai dal loro pressoche’ unico modello di mortaio, il minenwerfer, che continuarono a produrre fino alla fine della guerra. Crearono invece delle squadre speciali di operatori al mortaio, curandone in particolar modo l’addestramento all’uso sempre piu’ efficace di tale arma. La "mela candita" inglese

Il minenwerfer tedesco dal calibro maggiore, circa 25 centimetri, era in grado di lanciare un lungo proiettile che riusciva a “ripulire” una zona di circa 10 metri di raggio.

I tedeschi impiegarono anche proiettili a gas e addirittura ogive cave, contenenti volantini di propaganda, ideati per demoralizzare le truppe avversarie. In seguito alla comparsa dei carri armati, il minenwerfer tedesco apparve anche in una versione capace di sparare orizzontalmente.

In Italia, le bombarde erano di solito le armi più ingombranti in uso presso l’Arma di Artiglieria ed efficaci anche contro trinceramenti, mentre le bocche da fuoco di calibro minore erano conosciute come lanciabombe, generalmente impiegati dalla fanteria più contro bersagli animati che contro ostacoli passivi. In una categoria a parte rientravano i tubi lanciaspezzoni, altrimenti noti come lanciatorpedini, che utilizzati dall’Arma di Fanteria, erano stati originariamente concepiti per l’apertura di corridoi nei reticolati.

Da considerare che all’epoca della prima guerra mondiale, in Italia, il termine mortaio - con l’eccezione dei modelli Torretta e Thevenot - era ancora riferito ad una bocca da fuoco di generose dimensioni destinata all’arma di artiglieria, tanto che lo Stokes venne classificato come lanciabombe.

Il piu’ famoso mortaio da trincea italiano fu senza dubbio il Bettica. Con una gittata di soli 250 metri, prevedeva un’accensione manuale del detonatore del proiettile, ma considerando la sua estrema compattezza e maneggevolezza, si rivelo’ uno strumento di offesa insostituibile. Il Bettica fu realizzato in alcuni modelli con calibri differenti, da 38 a 60 centrimetri.

I proiettili del mortaio MinuccianiAnche l’originale mortaio Minucciani faceva parte della dotazione dell’esercito italiano durante la Grande Guerra. Si trattava di un ingegnoso attrezzo, simile ai lanciapalle da tennis automatici dei giorni nostri. L’”automatismo” di lancio consisteva in una manovella che avvolgeva il meccanismo di espulsione a molla – quest’ultimo permetteva quindi di lanciare una specie di bomba a mano a forma di dischetto, di circa 500 grammi di peso. L’attrito provocato durante il lancio innescava gli 8 secondi di miccia del dischetto esplosivo. Anche in questo caso la gittata massima era decisamente modesta: solo 200 metri circa. Un lanciatore provetto riusciva ad impiegare efficacemente il mortaio Minucciani con una velocita’ di lancio di circa 30 proiettili al minuto.


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