La Grande Guerra 1914-1918

 

 

APPROFONDIMENTI

LA BATTAGLIA DI VERDUN

LA BATTAGLIA - HENRY PHILIPPE PETAIN - VISITARE VERDUN

ERIC VON FALKENHAYN

 

Eric von FalkenhaynIl passato di Erich von von Falkenhayn era stato appena al disopra della mediocrità, ne la sua carriera prebellica era stata particolarmente brillante. Per molti aspetti, egli era un tipico junker. Contrariamente all'immagine che se ne aveva all'estero, gli junker non erano ricchi latifondisti, proprietari di vasti feudi. In realtà erano piccoli proprietari impoveriti, legati solo da un comune lignaggio aristocratico che risaliva al Medio Evo.

Erano le difficoltà di raggranellare i mezzi per vivere dal suolo avaro e sabbioso della Germania Orientale, in un clima squallido e inclemente, che spingevano per tradizione gli junker a volgersi verso il più seducente richiamo della carriera militare e che, nello stesso tempo, favorivano le abitudini spartane casi essenziali nell'esercito prussiano. La dimora della famiglia di von von Falkenhayn era una modesta casa colonica vicino a Thorn che, ancor prima dello spostamento verso Occidente delle frontiere della Polonia nel 1945, si trovava in territorio polacco. Nel Medio Evo, Thorn era stato il principale bastione dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici, che per secoli si era considerato il baluardo della civiltà occidentale contro i polacchi e le tribù dell'Oriente barbarico. I von von Falkenhayn vantavano di discendere dai Cavalieri Teutonici ed erano in grado di far risalire il loro albero genealogico fino al XII secolo.

Tra i molti soldati che la casata aveva prodotto, uno era stato generale sotto Federico il Grande e aveva guadagnato la decorazione Pur le Merìte alla battaglia di Liegnitz. Non fu perciò una cosa inattesa che Erich e il fratello maggiore scegliessero la professione delle armi. Von von Falkenhayn era nato nel 1861, quasi dieci anni dopo Joffre. Si era sposato a 25 anni, e questo è tutto quello che si sa della sua vita privata. L'anno seguente entrò all'Accademia militare.

Sia qui, sia nella carriera militare il biografo più indulgente non troverebbe alcun segno di un'intelligenza superiore alla media; né, in verità, alcun “impulso vitale” di proseguire gli studi superiori dell'arte militare. Era una caratteristica che von von Falkenhayn evidentemente condivideva con Haig e Joffre e la sua carriera aveva ancora un'altra rassomiglianza con quella di Haig, in quanto ambedue erano ufficiali di levatura media la cui ascesa fu grandemente facilitata dalla protezione del loro sovrano. A 32 anni von von Falkenhayn fu promosso capitano dello Stato Maggiore Generale, e tre anni dopo, nel 1896, fu assegnato alla missione militare tedesca in Cina.

Prima che iniziasse il suo lavoro, la missione venne sciolta per le proteste dei russi, allarmati per le possibili conseguenze di qualsiasi militarizzazione del vacillante regime Manciù. Falkenhayn (terzo da sinistra), nel 1915A von von Falkenhayn, già in Cina, fu affidato invece l'incarico di istruttore capo della Scuola militare di Hankow. Dopo meno di due anni tuttavia diede le dimissioni, lamentandosi di aver potuto concludere poco a causa dell'età molto avanzata dei suoi allievi. Frattanto era scoppiata la ribellione dei Boxer, e von von Falkenhayn, ora maggiore, si trovò assegnato da von Waldersee, comandante delle truppe internazionali, al governo provvisorio di Tientsin. Qui egli con fermezza non scevra da qualche rudezza, riportò l'ordine in una situazione caotica; fu lui che fece demolire una parte delle antiche e sacre mura della città di Pechino per migliorare le comunicazioni. All'incirca in questo periodo, i primi rapporti dalla Cina di von von Falkenhayn caddero sotto gli occhi del Kaiser.

Verdun 1916: il Fuoco, il Sangue, il DovereNel 1902 ritornò dall'Estremo Oriente per comandare, all'età abbastanza avanzata di 41 anni, un battaglione di fanteria di linea. Nel 1906 fu nominato capo di Stato Maggiore del XVI corpo d'armata di stanza a Metz. Il generale von Prittwitz, comandante del corpo d'armata, era un ufficiale incompetente e pavido, che quando ebbe, nei primi giorni di guerra, il comando delle truppe tedesche nella Prussia Orientale, per poco non provocò un totale disastro. Von von Falkenhayn colse al volo l'occasione e lasciò che l'attività delle truppe si accentrasse sempre più intorno alla sua persona, soppiantando il suo capo. Anche i profani non ebbero più alcun dubbio sulla dipendenza di von Prittwitz dal suo capo di Stato Maggiore, e fu il controllo della situazione da parte di von von Falkenhayn durante le manovre estive che lo mise decisamente in evidenza presso il Kaiser.

Da allora l'ascesa di von von Falkenhayn fu rapida come una meteora. Nel 1911 egli, un ufficiale di linea, ottenne quel che era più improbabile ottenere nell'esercito tedesco: il comando di un reggimento della guardia. L'anno seguente fu promosso maggiore generale, nuovamente capo di Stato Maggiore e si trovò ancora in conflitto col suo superiore. Nel 1913 era sul punto di chiedere un trasferimento quando giunse la notizia che era stato promosso di grado e nominato ministro della Guerra. Nessuno, a eccezione forse dei colleghi, fu più sorpreso di von Falkenhayn.

Infine, con la caduta di Moltke nel settembre del 1914, l'ultimo colpo di fortuna si riversò su von Falkenhayn. Egli aveva solo 53 anni. Ancora più sorprendente del modo col quale il nuovo capo di Stato Maggiore Generale aveva scavalcato tanti generali più anziani, fu il fatto che dopo parecchi mesi conservava ancora il vecchio posto. Nella sua duplice qualità, von Falkenhayn aveva poteri di gran lunga maggiori di ogni altro capo alleato per la prosecuzione del conflitto e i suoi progetti poterono abbracciare una zona più vasta per la condotta della guerra terrestre. Nello stesso tempo egli assunse queste enormi responsabilità con una esperienza del comando e delle condizioni di battaglia minore perfino di quella di Joffre.

“una personalità veramente straordinaria che avrebbe potuto essere un brillante statista, un diplomatico
o un parlamentare, ma mai più un generale”
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Osservando un ritratto di von Falkenhayn, viene subito spontaneo esclamare: “Ecco un tipico generale prussiano”. I capelli sono tagliati corti, il naso pronunciato, i lineamenti forti e duri. Gli occhi hanno agli angoli quella particolare inclinazione prussiana, retaggio che ricorda come in un’età molto lontana vi sia stata una mescolanza col ceppo teutonico di orde selvagge provenienti dalle steppe. Un ritratto di von FalkenhaynQuegli occhi sfavillano di intelligenza, ma lasciano intravedere anche un’attitudine alla durezza e alla crudeltà. Ma quando si osserva la bocca, in parte nascosta sotto gli aggressivi baffi da soldato, l'intero quadro cambia.

Non è la bocca di un capo risoluto, di un uomo d'azione, ma di un uomo di pensiero, indeciso e introverso, e il mento sensibile e pieno di fossette conferma l'impressione di debolezza. Qui sta il punto essenziale per capire il personaggio di von Falkenhayn. Una vena di durezza c’era in lui. Prima della guerra aveva sostenuto vigorosamente la necessità del duello, come essenziale per “l'onore dell'esercito”; fu lui che approvò il primo impiego dei gas a Ypres, sostenne la guerra sottomarina indiscriminata e il bombardamento a tappeto come rappresaglia contro le incursioni aeree alleate. Egli aveva il disprezzo degli Junker per la stampa e per le “masse” ed era toccato dalle liste delle perdite umane ancor meno di quanto lo fossero Haig o Joffre. Dominava se' stesso e lo Stato Maggiore con eguale tirannia e la sua resistenza al lavoro sembrava illimitata; se in qualcosa errava, era nel prendere troppe cose sulle sue spalle e nel cercare di essere in troppi luoghi contemporaneamente.

I suoi giudizi strategici erano brillanti, e gli va attribuito quasi tutto il merito di aver sollevato la Germania dall’abisso dopo il disastro della Marna fino all'alta vetta su cui si basava la sua fortuna alla fine del 1915. Eppure mancava alla sua durezza l'ostinata sicurezza di un Ludendorff; troppo spesso l'indecisione e l'eccessiva prudenza riducevano i suoi successi a vittorie parziali. Infatti a Ypres, quando nella linea britannica la terrificante sorpresa dei gas causò un gran vuoto, von Falkenhayn non era preparato a portare l'azione a fondo e quando Ludendorff era sul punto di infliggere una disfatta ancora maggiore di quella imposta a Tannenberg ai russi, von Falkenhayn pensò che l’offensiva fosse troppo ambiziosa e in preda ai timori la fece bloccare. Ottenne quindi una temporanea neutralizzazione invece di un totale annientamento.

Una peculiare caratteristica di von Falkenhayn, l’indecisione, doveva causare la desolante tragedia
di Verdun tanto alla Francia, quanto alla Germania.

Verdun 1916: il Fuoco, il Sangue, il DovereLa prudenza e l'indecisione dettarono il suo rifiuto a un primitivo progetto austriaco di carro armato e a un’offerta turca per l'impiego di alcune delle loro magnifiche truppe sul fronte occidentale, dove avrebbero potuto sostituire le riserve mancanti che gli occorrevano. Non seppe mai trarre il massimo beneficio dal vantaggio della Germania di poter spostare rapidamente le truppe da est a ovest per ottenere una superiorità temporanea.

Il suo principio era di sentirsi sicuro contemporaneamente in ogni punto, e in ciò, come Liddell Hart ha acutamente osservato, “le sue azioni e la sua attitudine mentale erano quelle di un comandante che si sforza di allontanare un’incombente disfatta invece di uno il cui esercito potente abbia mancato la vittoria decisiva solo per un soffio”.

Persino il colonnello Bauer, uno dei più capaci ufficiali dello Stato Maggiore tedesco (benché per suo esplicito riconoscimento fosse un discepolo di Ludendorff, e scrivesse a posteriori), disse che von Falkenhayn era “una personalità veramente straordinaria che avrebbe potuto essere un brillante statista, un diplomatico o un parlamentare, ma mai più un generale”. Falkenhayn (ultimo a destra) con lo Stato Maggiore Bulgaro, 1915

Il Kaiser, tuttavia, era letteralmente ammaliato da von Falkenhayn e gli concesse carta bianca fino alla disgraziata conclusione dell’offensiva di Verdun.

Non aveva amici intimi, non confidenti, non un circolo e nulla della popolarità di Hindenburg e di Ludendorff, cosicché, quando infine la sua potente influenza sul Kaiser cominciò a declinare, egli fu un uomo finito.Custodiva i suoi pensieri come il vello d'oro, respingendo i presunti argonauti con un gelido e corrosivo sarcasmo. Perfino le memorie di guerra di von Falkenhayn sono scritte in una impersonale terza persona e da questa distante e quasi disumana riservatezza ha avuto origine il mistero su quali fossero esattamente le sue intenzioni nell'attaccare Verdun. Una peculiare caratteristica di von Falkenhayn, l’indecisione, doveva causare la desolante tragedia di Verdun tanto alla Francia, quanto alla Germania; l’altra, un riserbo quasi patologico che era conseguenza della sua pavida ed esitante personalità, avrebbe avuto un ruolo decisivo nel tramonto delle sue ultime speranze e avrebbe fatto perdere la guerra agli Imperi centrali.

LA BATTAGLIA DI VERDUN

LA BATTAGLIA - HENRY PHILIPPE PETAIN - VISITARE VERDUN

 

FONTI e DOCUMENTAZIONE

Pubblicazioni

Verdun 1916, il fuoco, il sangue, il dovere - Alessandro Gualtieri
Verdun, La Più Grande Battaglia della Prima Guerra Mondiale - Ian Ousby
Il Prezzo Della Gloria, Verdun 1916 - Alistair Horne
Verdun 1916 - Malcolm Brown
General Headquarters 1914-1916 - General Erich von Falkenhayn
Distribution of the German Forces during the World War - A Clausewitz Study - Ludwig Gehre

Documentazione (in lingua francese)

Verdun: Visions d'histoire
Les 300 Jours de Verdun
La Premiere Guerre Mondiale
La Guerre de 1914-1918 En Relief


Les 300 Jours
de Verdun

 

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