La Grande Guerra 1914-1918

 

 

APPROFONDIMENTI

LA BATTAGLIA DI VERDUN

LA BATTAGLIA - ERIC VON FALKENHAYN - VISITARE VERDUN

HENRY PHILIPPE PETAIN


Henry Philippe PetainHenry Philippe Petain nacque nel 1856 a Cauchy-la-Tour, nella regione di Calais. Sottotenente di fanteria nel 1878, frequentò successivamente i corsi della Scuola Maggiore. Ebbe, tuttavia, una carriera piuttosto lenta e senza balzi di sorta; nel 1902, divenne istruttore alla Scuola di tiro di Chàlons, e poco più tardi fu chiamato ad insegnare tattica alla Scuola di Guerra.

Le sue lezioni non ebbero, certo, l'eco di quelle, famose, del Foch; questi, anche a causa della sua nascita pirenaica, aveva un temperamento diversissimo da quello del Pètain e metteva nelle sue lezioni tutto il fuoco e l'immaginazione dei meridionali, mentre l'insegnamento del Pètain si distingueva soprattutto per la chiarezza ed il buon senso, ed anche perché, in un'epoca in cui si esasperava, fin quasi all'assurdo, l'importanza dei valori morali, egli non ristava dal porre in luce anche quella dei valori materiali, specialmente dell'artiglieria.

Un calcolatore, essenzialmente, ed un organizzatore; e queste dovevano essere le qualità precipue del Pètain, anche quando la sorte gli riservò una delle più grandi responsabilità di comando della storia. Si diceva che avesse due soli grandi amori nella vita: le donne – di fatto egli era ciò che oggi definiremmo un playboy – e la fanteria.

Arrivò alla Grande Guerra come colonnello, comandante di un reggimento di fanteria, ma all'inizio delle ostilità gli fu affidato il comando interinale di una brigata di fanteria. Petain (sulla sinistra) con JoffreNella battaglia di Charleroi e durante il ripiegamento della 5° Armata, Pètain manovrò molto abilmente, tanto che alla fine della ritirata, mentre moltissimi generali ed ufficiali superiori venivano “limoges” (l’equivalente dei “siluramenti” di Cadorna), egli fu promosso comandante della 6° divisione francese. Alla testa di essa, partecipò alla Battaglia della Marna, conseguendo un notevole successo tattico contro l'ala destra tedesca del generale von Bulow; nell'autunno di quello stesso anno, il generale Pètain veniva elevato al rango di comandante di Corpo d'Armata, assumendo il comando del 33° Corpo nel settore di Arras.

In poco più di due mesi, egli era passato da colonnello comandante interinale di una brigata a comandante di Corpo d'Armata; era un compenso sufficiente alla lentezza della sua precedente carriera.

Tuttavia, mentre saliva di grado, si veniva ampliando il suo settore di azione e di osservazione; il generale Pètain si andava rendendo conto, in modo sempre più chiaro e preciso - così come gli era imposto anche dal suo spirito stesso - della natura e delle esigenze di quella guerra, almeno fino a quando essa sarebbe rimasta avvinta alla trincea ed al reticolato. Poco, in quelle condizioni, poteva fare l'arte militare; il problema essenziale era quello dei materiali e dell'organizzazione. Ed infatti, nelle due offensive del 1915 quella dell' Artois, nel maggio, e quella dello Champagne, in settembre - il Pètain, comandante di Corpo d'Armata nella prima e comandante della 2a Armata nella seconda, diede la prova evidente di aver saputo assicurarsi, nel proprio settore, quella superiorità materiale ed organizzativa, che sola poteva dare affidamento di successo. Se questo non fu raggiunto, le cause furono molteplici e complesse, ma in ogni caso, bisognava ricercarle ben più in alto.

Si diceva che avesse due soli grandi amori nella vita:
le donne e la fanteria.

Verdun 1916: il Fuoco, il Sangue, il DovereComunque, le qualità militari del generale si erano imposte alla considerazione dell'alto comando ed anche a quella degli ambienti alleati, nonostante che il Pètain, per il suo carattere chiuso e riservato e per l'eccessiva parsimonia di parole, non apparisse, davvero, preoccupato di procacciarsi simpatie: i più benevoli lo giudicavano un timido. Ma egli aveva il dono di possedere non comuni riserve di energie spirituali e di saperle anche comunicare agli altri, quando occorreva: la crisi di Verdun doveva guadagnargli, alfine, quella popolarità cui egli pareva negato. Anche in quell'occasione, Pètain fu, anzitutto, un organizzatore; poi, un animatore della difesa e della riscossa francese. Col suo temperamento calmo e sereno, egli riuscì subito a diffondere, attorno a se, un’atmosfera di fiducia: uno storico francese, il Giraud, racconta che dalla sera in cui, attraverso i vetri della modestissima camera a pian terreno, ove aveva preso dimora, si poteva vedere il generale chino sul suo tavolo da lavoro, alla luce di una semplice candela: tutti si sentirono più rinfrancati e cominciarono a pensare che Verdun si sarebbe potuta tenere.

Petain al suo tavolo al quartier generale di VerdunIl primo problema che si presentò a Pètain, quando Joffre gli affidò l'arduo compito, era di natura logistica ed organizzativa. Verdun, cioè, era rimasta tagliata fuori, perché tutte le vie di accesso erano sotto tiro del cannone tedesco; salvo una piccola ferrovia a scartamento ridotto e la rotabile da Bar-le-Duc a Verdun.

Di questa ultima egli fece grande uso, trasformandola nella “Via Sacra”, sulla quale poterono essere lanciati 6000 autocarri ogni ventiquattr'ore; assicurato, in tal modo il rifornimento, si poté passare all'organizzazione della lotta vera e propria.

E quando questa volse decisamente a favore dei difensori, Pètain venne trasferito al comando del gruppo di Armate del centro: il giovane generale Nivelle prendeva il suo posto e, forse anche, un poco del merito che sarebbe spettato a lui.

Così, quando nel dicembre 1916 Joffre dovette lasciare il Comando in capo, fu proprio il Nivelle a succedergli. Si disse che avesse voluto così il presidente Poincare, il quale non aveva eccessive simpatie per Pètain; non erano rimaste comunque, estranee alla nomina del Nivelle le solite inframmettenze parlamentari e quelle dei cosiddetti “Jeunes Turques”, i giovani e intraprendenti, quanto inesperti, quadri dello Stato Maggiore, impazienti di veder arrivare uno dei loro e... le loro “rivoluzionarie” dottrine al Comando Supremo.

Temperamento essenzialmente positivo, realistico, qualche volta si mostrò fin troppo pessimista.

Ma quando, nel maggio del 1917, si ebbe il clamoroso fallimento dell'offensiva progettata e guidata dal generale Nivelle, sul Chemin-des-Dames, e si pronunciò per giunta la gravissima crisi morale dell'esercito francese, al vecchio Pètain si volsero ancora gli sguardi di tutti i benpensanti, come al più capace di restaurare la fortuna delle armi francesi, per le quali, dopo l'onta della sconfitta, si profilava minacciosa quella del disordine e del dissolvimento.

Nominato dapprima (il 28 aprile) Capo di Stato Maggiore Generale, poi (il 15 maggio) Comandante in capo delle Armate del nord e nord-est, al posto del rimosso Nivelle, Pètain si mise subito all'opera, forte della sua lunga esperienza, della sua profonda conoscenza dell'anima del soldato e soprattutto di quelle complesse qualità di un grande combattente, che si compendiano in una sola eterna parola: “il cuore“.Petain si intrattiene con la truppa

Con inflessibile fermezza, ma anche con profondo senso di umanità, visitando personalmente ed instancabilmente tutti i reparti alla fronte e ascoltando tutti – i semplici soldati più che gli ufficiali - eliminando molte giuste ragioni di scontento, introducendo nei rigidi protocolli disciplinari un alito nuovo di comprensione e d'indulgenza altamente umana, egli seppe ben presto avviare l'esercito prima alla guarigione e quindi alla convalescenza.

Solo nella tarda estate e nell'autunno Pètain chiese ai suoi soldati un nuovo sforzo, e di non considerevole entità - le azioni del Mort Homme e della Malmaison - ma certo si deve essenzialmente a Pètain se l'esercito francese poté, nel 1918, tenere il suo posto d'onore a fianco degli altri eserciti alleati e dare ancora il suo contributo alla vittoria finale. Di ciò, il vecchio generale poteva ritenersi pago, anche se in quella fase finale della guerra la personalità prepotente di Foch doveva relegarlo ancora, e più che mai forse, nell'ombra. Temperamento essenzialmente positivo, realistico, qualche volta (come gli rimprovera, non senza astio, Lloyd George) si mostrò fin troppo pessimista; ma la gravità della partita che si giocava e le condizioni degli Alleati nella primavera del 1918 (il periodo cui Lloyd George, in particolare, si riferisce) erano tali, che un soverchio ottimismo avrebbe potuto recare molto maggior danno.

La gratitudine del paese gli fu espressa, mediante la concessione del titolo di Maresciallo di Francia, decretata il 21 novembre 1918, il giorno stesso in cui le truppe francesi rientravano a Metz.

A noi Italiani piace anche di ricordare che tra i Capi degli eserciti già nostri alleati in guerra, Pètain fu sempre il più cavalleresco ed equanime nei nostri confronti. Il Bastone di Maresciallo di FranciaSono suoi, infatti, alcuni dei giudizi più chiari ed espliciti sul valore decisivo del contributo italiano alla vittoria dell'Intesa, e più di una volta, nel fervore delle polemiche suscitate dagli atteggiamenti acrimoniosi ed ingiusti di giornali o di personalità francesi, il Maresciallo Pètain si levò a dire una parola di severo e conclusivo riconoscimento: così, ad esempio, quando si trattò di stabilire che l'arresto al Piave, nel novembre-dicembre 1917, era stato merito esclusivo di capi e di truppe italiane. Perciò il popolo italiano accolse e salutò sempre, con deferente simpatia, il vecchio e glorioso soldato, ogniqualvolta, in occasioni tristi o liete, potemmo vederlo fra noi: dietro il feretro di Armando Diaz, ad esempio, o nel corteo nuziale di principi e regnanti nazionali.

LA BATTAGLIA DI VERDUN

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FONTI e DOCUMENTAZIONE

Pubblicazioni

Verdun 1916, il fuoco, il sangue, il dovere - Alessandro Gualtieri
Verdun, La Più Grande Battaglia della Prima Guerra Mondiale - Ian Ousby
Il Prezzo Della Gloria, Verdun 1916 - Alistair Horne
Verdun 1916 - Malcolm Brown
General Headquarters 1914-1916 - General Erich von Falkenhayn
Distribution of the German Forces during the World War - A Clausewitz Study - Ludwig Gehre

Documentazione (in lingua francese)

Verdun: Visions d'histoire
Les 300 Jours de Verdun
La Premiere Guerre Mondiale
La Guerre de 1914-1918 En Relief


Les 300 Jours
de Verdun

 

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