La Grande Guerra 1914-1918

 

 

BOLLETTINO DELLA GRANDE GUERRA

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Notizie ed Iniziative in Italia e all'Estero

La bottiglia di amaro Unicum sull'Altopiano di Asiago

 

Nuovo custode per i caduti inglesi sull’Altopiano
Cambio della guardia alla cura dei cimiteri inglesi

Nuovo custode per i caduti inglesi sull’AltopianoPer la famiglia Magnabosco la cura della memoria dedicata ai soldati inglesi sembra essere un vero e proprio affare di famiglia, ce lo conferma il recente cambio della guardia alla custodia dei cimiteri britannici presenti sul suolo altopianese. Luca Magnabosco, incaricato dalla “Commonwealth War Grave Commission”, è il nuovo responsabile delle aree cimiteriali di val Magnaboschi, Boscòn, Barenthal, Granezza e Cavalletto. Oltre 700 lapidi che a distanza di un secolo ci ricordano il sacrificio consumato dal contingente britannico sul fronte dei 7 Comuni. Tutto ebbe inizio nel 1924, quando Giomaria per primo si offrì al servizio del governo d’oltre Manica, poi gli subentrò Giacomo (Lino Cachi), questi passò il testimone al figlio Claudio che recentemente ha raggiunto l’età pensionabile. Oggi dunque è il pronipote 24enne Luca ad allungare la schiera dei Magnabosco dediti a questa particolare ed esclusiva attività. Immutata è rimasta nel tempo l’estetica delle zone sacre che circoscrivono le tombe bianche, con il prato inglese ed il verde delle conifere a far da contorno ai poveri corpi dei "Tommies" caduti durante la difesa dell'estremo margine meridionale del territorio montano, con l’ordine di respingere le spallate dell’impero austroungarico intenzionato a raggiungere la pianura padana. I 5 cimiteri sono omaggiati annualmente da migliaia di turisti, ai quali si uniscono molti famigliari qui giunti da lontano per portare una preghiera, un fiore al parente perito in battaglia. All’interno di ogni cimitero è conservato il registro delle presenze, dove i visitatori lasciano messaggi di pace e si complimentano per l’ottima manutenzione del luogo.

GDF

 

Nuove foto inedite donate al museo di Canove

La distruzione dei centri altopianesi venne documentata nel 1917 da un soldato di Empoli, nonno di Paolo Malvisi, che oggi lo consegna al museo di Canove Una interessante e inedita documentazioneNuove foto inedite donate al museo di Canove iconografica entra a far parte dell’archivio del Museo di Canove, si tratta di dozzine di immagini scattate dal soldato Luigi Bini sull’Altopiano nel 1917. Tra le tante foto, alcune lo ritraggono in compagnia dei commilitoni, meritano attenzione quelle relative alla distruzione sull’abitato di Gallio, alle chiese bombardate di Asiago, poi l’abbattimento di un aereo, i baraccamenti italiani a Campo Rossignolo e le lapidi del cimitero di guerra sorto durante il conflitto a Campomulo. Bini, nato a Nuove foto inedite donate al museo di Canove Empoli nel 1897, come autista di trasporto mezzi e truppa girò in lungo e in largo i 7 Comuni durante il primo conflitto mondiale, il risultato fu un album da tramandare a posteri e famigliari. Dopo vari decenni la raccolta è stata riprodotta su supporto digitale dal nipote Paolo Malvisi, il quale, da Novara ove risiede, interpellava il sito www.lagrandeguerra.it per avere informazioni circa una eventuale donazione ad un ente situato nella zona in cui era ambientato il reportage fotografico.

Contattati quindi alcuni membri del direttivo del museo roanese, si è giunti all’accordo di una donazione a cui è seguita nei giorni scorsi la materiale consegna a Romano Canalia, direttore del collezione permanente. Per storici e appassionati questo lascito rappresenta una importante fonte di studio e approfondimento, poiché permette di aggiungere originali informazioni visive a quanto di già noto sulla guerra in zona montana nel settore degli altipiani. Profonda riconoscenza è stata quindi espressa a Malvisi da Canalia, che ora con il gruppo di ricerca sta valutando quali immagini verranno riprodotte in stampa per essere esposte nelle sale del museo.

GDF

 

Forte Belvedere Gschwent: la fortezza delle emozioni

Forte Belvedere GschwentForte Belvedere Werk Gschwent di Lavarone fa parte delle 80 fortezze militari costruite in Trentino dall’esercito austro-ungarico tra il 1860 ed il 1914. "Per Trento basto io!" era il motto di cui si fregiava durante la Grande Guerra. Nel 1935 re Vittorio Emanuele III dichiarò il Forte monumento nazionale, salvandolo così da sicura distruzione. La ricercatrice Gianna Giannini, ha recentemente pubblicato un interessante articolo sul famoso Forte Belvedere di Lavarone sul Blog curato dagli studenti e dai docenti del master in Comunicazione storica dell'Università di Bologna. Clicca per accedere all'articolo.

 

MORTA a 111 ANNI L'ULTIMA REDUCE DELLA GRANDE GUERRA
È la fine di un'era.

Florence GreenIn una casa di riposo del Norfolk, in Gran Bretagna, è morta Florence Greene, l'ultima reduce della Grande Guerra nel mondo. Londinese di nascita, Mrs. Greene aveva abitato fino a dicembre con la figlia May, 90 anni, a King's Lynn, a pochi passi dalla reggia di Sandringham, ma poco prima di Natale era stata spostata nella residenza assistita dove è morta sabato, due settimane prima del suo 111esimo compleanno. La Greene, che si era arruolata tra le ausiliarie della Raf nel settembre 1918 a 17 anni, era rimasta l'ultima persona in tutto il globo ad aver prestato servizio attivo nella prima guerra mondiale dopo la morte del marinaio britannico Claude Choules l'anno scorso in Australia. Negli ultimi due mesi della Grande Guerra Florence aveva lavorato all'aeroporto di Narborough e nella base della Raf di Marham in Norfolk, non come combattente ma da ufficiale addetta alle mense. Preparava colazione, pranzo e cena ai militari della Royal Air Force ma nei momenti liberi passava il suo tempo a spasso nella base «ammirando i piloti». Decine di appuntamenti galanti e tanti inviti a volare con loro, ma «non lo feci mai: ero spaventata», aveva raccontato una volta. E certo, Florence non aveva mai prestato servizio attivo in prima linea: «Ma è sbagliato considerare un veterano di guerra soltanto chi ha imbracciato un'arma», ha detto Andrew Holmes, del Gerontology Research Group, che ha ricostruito la storia della donna attraverso documenti dei National Archives.

Florence era l'ultima di una lunga fila. Lo scorso maggio era morto a Perth in Australia l'ultimo militare combattente della Grande Guerra: Claude Choules, un marinaio che aveva mentito sulla sua età per potersi arruolare a 14 anni nella Royal Navy. Era poi emigrato 'Down Under' e combattuto nella Marina australiana durante la seconda guerra mondiale. Le esperienze al fronte lo avevano 'bruciato': tornato civile era diventato pacifista. Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati tra 1914 e 1918 in tutto il mondo (60 milioni solo in Europa) in quello che divenne in breve tempo il più vasto conflitto della storia, che causò oltre 9 milioni di vittime tra i soldati e circa 7 milioni di vittime civili dovute non solo agli effetti diretti delle operazioni di guerra, ma anche alla carestia e alle malattie provocate dal conflitto. Di questi milioni in uniforme non ne resta più nessuno: se ne sono andati alla spicciolata nel corso dei decenni. Gli ultimi, prima di Choules e della Green, sono stati l'americano Frank Buckles, il canadese Jack Babcock e l'inglese Harry Patch, l'ultimo ad aver combattuto in trincea. L'ultimo italiano, Delfino Borroni, è morto a 110 anni nel 2008, in una casa di riposo di Castano Primo nel Milanese. Si era arruolato a 17 anni nei bersaglieri e a Caporetto era stato fatto prigioniero, ma dopo qualche settimana era riuscito a fuggire e a unirsi a un battaglione italiano a cavallo.

 

ASIAGO REGALA ALLA SARDEGNA IL CIMITERO DELLA BRIGATA SASSARI

ASIAGO REGALA ALLA SARDEGNA IL CIMITERO DELLA BRIGATA SASSARIL’ex cimitero di guerra della Brigata Sassari è stato donato con una toccante cerimonia tenutasi a Cagliari. Oltre 100 sindaci presenti all’incontro per la consegna delle pergamene D’ora in poi un pezzetto di Altopiano appartiene alla Sardegna. In concomitanza con i festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia il Comune di Asiago ha donato alla regione sarda il cimitero di Casara Zebio, luogo ricco di storia Patria posto a 1600 metri d'altezza, dove erano ospitati i corpi di numerosi soldati della Brigata Sassari caduti durante la Grande Guerra nella battaglia del Monte Zebio, oggi sepolti nel locale Sacrario dl Laiten.

L’area interessata ha favorito alcuni anni orsono il recupero di un cimitero di guerra con la sistemazione delle croci sulle tombe di una parte dei “diavoli bianco-rossi” della Brigata caduti in difesa dell’Italia sull’Altipiano di Asiago nel giugno del 1916. In seguito fu lo stesso reparto militare a svolgere la ricerca storica che ha consentito di arrivare ai nomi e ai Comuni di provenienza dei giovani sardi periti in combattimento. L'atto di donazione, rinnovabile tra 99 anni, è stato consegnato dai sindaci di Asiago e Foza ad Antonio Quartu, sindaco di Armungia, Comune capofila del progetto per il recupero dei siti storici della Brigata Sassari durante una cerimonia svoltasi all'Hotel Mediterraneo di Cagliari alla presenza del vicepresidente della Regione Giorgio La Spisa, del comandante del distaccamento della Brigata, il colonnello Maurizio Sulig, e dei sindaci di tutti i 131 paesi da cui partirono i giovani militari, tra questi il sindaco di Orosei Franco Mula e gli assessori Paolino Serra e Chicchi Loddo. «In sinergia con gli altri Comuni sardi ai quali è stato donato il cimitero della “Sassari” sullo Zebio - ha commentato quest'ultimo - è intenzione della nostra amministrazione promuovere tra le scuole del paese una serie di iniziative tese per far conoscere e non far dimenticare luoghi e personaggi di un momento storico che ha significato tantissimo per tutta la Nazione e in particolare per la Sardegna grazie al comportamento eroico dei sassarini, che in quei luoghi donarono la vita per difendere la loro patria”. Soddisfazione è espressa dal presidente della Sezione altopianese Marco Ambrosini, che da anni persegue fini di salvaguardia della memoria legata alla Grande Guerra: “È solo una tappa del progetto che ci legherà ancor più alla “Sassari”, prossimamente procederemo col restauro dell’altro cimitero. Vorrei ricordare quanti hanno reso possibile negli anni questo obiettivo, tra questi i soci della nostra Sezione, il luogotenente Pinna, Carlo Lunardi e i vari amministratori che si sono succeduti negli anni”.

D’ora in poi un pezzetto di Altopiano appartiene alla SardegnaGià da qualche anno, l'Associazione nazionale Brigata Sassari, in concorso con il Comune di Asiago, il Comando della Brigata Sassari, le città gemellate di Tempio Pausania (città che ha dato i natali al 152° Reggimento) e Sinnai (città dove si è costituito il 151° Reggimento) e il comitato dei sindaci della Sardegna che hanno aderito al progetto di recupero del cimitero, hanno provveduto al recupero dell'area diventata un museo all'aperto, area che d’ora in poi può considerarsi a tutti gli effetti un'enclave sarda sulle montagne vicentine.

GDF

 

E' FINALMENTE DISPONIBILE IN LIBRERIA
UN NUOVO, ESCLUSIVO SAGGIO ITALIANO SU UNO DEI FRONTI PIU IMPORTANTI E CONTESI DELLA GRANDE GUERRA

LE BATTAGLIE DI YPRES
NEL SALIENTE PIU' CONTESO DELLA GRANDE GUERRA

di Alessandro Gualtieri

Le Battaglie di Ypres

 

 

I papaveri, simbolo di commemorazione dei caduti di tutte le guerre

 

Il papavero, simbolo del "Remembrance Day"LONDRA - Di solito le partite amichevoli non suscitano vibranti polemiche. Ma Inghilterra-Spagna, in programma sabato a Wembley, ne ha scatenata una talmente grossa da coinvolgere perfino il primo ministro britannico David Cameron. L'oggetto del contendere sono i papaveri, simbolo di commemorazione dei caduti di tutte le guerre: i soldati del Regno Unito, e dei paesi membri di quello che era un tempo il Commonwealth britannico, ossia l'associazione delle colonie di Londra, morti in battaglia. Domenica è appunto "Remembrance Day", il giorno della commemorazione dei caduti in Gran Bretagna, celebrato con marce, discorsi, corone di fiori deposti dalle massime autorità nazionale davanti al monumento al milite ignoto. Dai leader politici agli speaker del telegiornale alle facce anonime della folla, nelle settimane precedenti questa data molti indossano un papavero rosso all'occhiello: un fiore di carta, non vero, in segno di omaggio a coloro che si sono sacrificati per la patria. Un sentimento molto sentito, in una nazione che, quando si autoproclamava "British Empire", era l'impero più grande della storia, e che fino alle due guerre mondiali del Novecento era stata a lungo la superpotenza planetaria, dotata di un esercito e di una marina formidabili. La coincidenza della partita di sabato aveva perciò spinto anche la nazionale inglese a chiedere alla Fifa di poter cucire il simbolo del papavero sulle proprie maglie per l'amichevole con la Spagna (e presumibilmente per mettere un papavero pure sull'occhiello della giacca dell'allenatore, Fabio Capello, anche se è italiano e non inglese o membro del Commonwealth).

Ma la federcalcio internazionale ha detto di no. Non una ma ben due volte, poiché la richiesta, dopo il primo rifiuto, è stata ripresentata dalla Football Association, la federazione calcio inglese. Una norma della Fifa, infatti, vieta di portare sulle maglie messaggi "politici, religiosi o commerciali". Se venisse fatta un'eccezione per i papaveri dell'Inghilterra, "arriverebbero richieste simili da ogni parte del mondoi, mettendo in pericolo la necessaria neutralità del calcio", commenta un portavoce.

Tommies britannici in trinceaMa il no della Fifa ha fatto arrabbiare gli inglesi, che lo giudicano esagerato, inappropriato, fuori luogo rispetto al messaggio di cordoglio che volevano esprimere. Così oggi è intervenuto nella vicenda anche il primo ministro. "Mi sembra un rifiuto scandaloso", ha detto Cameron. "Spero che la Fifa ci ripensi. L'idea che indossare un papavero per commemorare coloro che hanno dato la vita per la nostra libertà sia un atto politico è semplicemente assurda. Indossare un papavero è solo un atto di rispetto e di orgoglio nazionale". La Fifa ha concesso che, prima di Inghilterra-Spagna, sia osservato un minuto di silenzio nello stadio; e che i giocatori inglesi abbiano un papavero ricamato per l'occasione sulle tute d'allenamento, quelle che per esempio indosseranno quelli tra loro che siedono in panchina. Una decisione analoga è stata presa per le due amichevoli che venerdì e sabato saranno giocate da Scozia (contro Cipro) e Galles (contro la Norvegia). David Davies, ex-presidente della federcalcio inglese, ammette che la norma della Fifa è necessaria, ma auspica qualche cambiamento in futuro: "Se non avessimo questa regola, in tutto il mondo ci sarebbero squadre interessate a mettere sulla maglia messaggi religiosi, politici o personali. E allora uno dei primi paesi che protesterebbe scandalizzato saremmo noi. Ma dopo Inghilterra-Spagna la nostra federazione dovrebbe lanciare una campagna per modificare queste norme troppo draconiane, affinché in certe circostanze si possa fare un'eccezione. Bisognerebbe usare il buon senso". Concorda Jack Wilshere, centrocampista della nazionale inglese: "Il mio bisnonno ha combattuto nella seconda guerra mondiale, e mi piacerebbe indossare un papavero per ricordare la sua memoria". D'altra parte, i nonni di centinaia di giocatori di ogni nazionalità hanno combattuto per il proprio paese in ogni sorta di guerre, sicché il problema non sembra facilmente risolubile.

Tratto da La Repubblica del 9 novembre

 

La Giunta Regionale disciplina l’azione dei recuperanti


La raccolta di reperti e cimeli della Grande guerra nel Veneto d’ora in poi sarà regolamentata da una specifica legge regionale. I privati, quindi, ora potranno raccogliere cimeli e reperti mobili della grande guerra,”individuabili a vista o comunque affioranti dal suolo e recuperabili solo con l'uso delle mani o con il ricorso a semplici movimentazioni di superficie, anche avvalendosi di attrezzature tipo metal detector ma escludendo in ogni caso operazioni di scavo”. Sono pertanto da escludersi l’uso di mezzi meccanici atti a considerevoli movimenti del terreno, con buona probabilità gli  attrezzi, quali badili e picconi, non dovranno superare le misure previste. La legge prevede che tale attività possa essere esercitata solo previa specifica autorizzazione rilasciata, su richiesta, dagli uffici delle Regione Veneta, che dovrà stabilire procedure, criteri e costi.

Non si potranno raccogliere cimeli nella aree vincolate a musei all'aperto e in quelle accanto a Sacrari, Ossari e Cimiteri di guerra. Il titolare del permesso regionale di raccolta dovrà ogni anno ad inviare alla Giunta regionale una relazione sui luoghi visitati segnalando i siti interessanti. La legge stabilisce, infine, sanzioni amministrative (che saranno riscosse dai Comuni) nei confronti di chi nel corso dell'attività di recupero dei cimeli danneggi le vestigia belliche oppure ometta di segnalare il ritrovamento di resti umani o ne danneggi l'integrità.

Recuperi bellici della Grande Guerra

Le sanzioni pecuniarie sono pesanti, a seconda della gravità dell’infrazione, queste sanzionano anche chi verrà identificato durante la ricerca non dotato dell’autorizzazione regionale, una sorta di tesserino di abilitazione alla ricerca, ottenibile previo uno specifico corso di formazione. Il testo della legge, di iniziativa del gruppo consiliare della Lega Nord è stato recentemente presentato in aula dal presidente della Commissione Cultura Vittorino Cenci, approvato dal Consiglio con 26 voti suddivisi tra Lega e PdL, 13 contrari e 4 astenuti. Dalle opposizioni s’è sostenuto come “tale legge favorisca i ricercatori della domenica e che sicuramente non farà contenti i sindaci nei cui territori ci sono testimonianze storiche”. Per approvare questa legge si è sviluppato un dibattito che ha messo in dubbio l’utilità di una norma ad hoc; dalla maggioranza invece è stato sostenuto che “si tratta di uno strumento utile contro “i furbi” e i ricercatori improvvisati e un atteso riconoscimento per chi per anni ha cercato, raccolto e catalogato reperti storici di grande significato”.

 

Sindaco Gios: “Impugneremo la nuova norma”


Recuperi bellici della Grande GuerraIl sindaco di Asiago Andrea Gios non accoglie di buon grado la notizia che concede ampi margini di manovra ai cercatori di reperti bellici. “Mi opposi già anni fa quando in Regione si parlava di un tesserino per i recuperanti, ero contrario allora e lo sono oggi a quello che a tutti gli effetti appare come una concessione a scavare ovunque, creando disastri ad un territorio che fatichiamo sempre più a salvaguardare. Poco importa la clausola che le sanzioni andranno a rimpinguare le casse dei Comuni. So solo che con il poco personale a nostra disposizione, facciamo già fatica a svolgere controlli su una zona montana molto ampia come la nostra, figuriamoci poi se oltre a monitoraggi stagionali in zone altamente frequentate da turisti, o ai controlli di routine tra boschi e pascoli, dobbiamo occuparci anche di dozzine di recuperanti che, diciamolo, non cercano solo medaglie e gavette abbandonate in superficie. Per quanto possibile cercheremo di impugnare la normativa, a ragione del fatto che il nostro regolamento di polizia rurale vieta la raccolta di materiale bellico. Resta l’amaro per quanto ci viene imposto dall’alto, dalla Lega che fa del federalismo e dell’autonomia agli enti locali il principio ispiratore del proprio movimento politico, ma stessa delusione mi procura il PDL regionale, che ha appoggiato la proposta di Cenci e dei suoi colleghi. Mi aspettavo più considerazione per la gente di montagna e per la gente che vi abita

 

Cimeli Grande Guerra: Bond (pdl): “Più garanzie e sicurezza”


 “Abbiamo dato un’importante risposta a circa 30 mila appassionati. Regolamentare la raccolta dei cimeli e reperti mobili della Grande Guerra in un territorio ricco di storia come il Veneto era un nostro preciso dovere”. Esprime così, in una nota, la sua soddisfazione per l’approvazione della legge che disciplina la raccolta delle testimonianze della Grande Guerra il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale Dario Bond. “Tanti sono i giovani che in questo modo si avvicinano alla storia dei loro nonni, che vogliono capire fino in fondo cosa è successo. Questa legge - rimarca l’esponente del Pdl – ha un duplice obiettivo: da un lato tutelare questo esercito di appassionati, dall’altro sanzionare chi non ha le necessarie autorizzazioni e spesso fa danni all’ambiente, danneggiando magari anche i manufatti”.

 

Tormen (Assoc. Il Piave): “Finalmente abbiamo regole scritte”


Recuperi bellici della Grande GuerraÈ raggiante Alfredo Tormen, presidente dell’Associazione “Il Piave”, gruppo di appassionati con sede a San Donà di Piave che conta tra i 400 soci iscritti oltre 40 residenti in Altopiano. “Aspettavamo da tempo qualcosa di definitivo che regolamentasse l’opera di migliaia di cercatori attratti da quanto la guerra ha lasciato sul vecchio fronte dalle Giudicarie al confine con l’ex Jugoslavia. Era ora che le istituzioni mettessero un po’ d’ordine tra chi si occupa di valorizzare la storia e chi invece non merita di essere annoverato tra i recuperanti moderni. Nella nostra categoria c’è chi rispetta l’ambiente, le zone sottoposte a vincoli e le Aree Sacre dedicate alla memoria dei Caduti per la Patria, giusto pertanto sanzionare chi danneggia sconsideratamente la natura con meri fini di collezionismo. E la nuova legge regionale è chiara, tanto da prevedere multe salate a quanti non rispettano le regole. Ci sono voluti 40 anni, forse ora siamo alla fine del tunnel che ha portato a demonizzare molti appassionati”.

 

IN PREPARAZIONE PROGETTO REGIONALE SULLA GRANDE GUERRA

Venezia, 14 ottobre 2010

Il vicepresidente della giunta regionale e assessore alla cultura e al territorio Marino Zorzato e l'assessore al turismo e alle politiche per lo sviluppo montano Marino Finozzi hanno avuto un incontro tecnico con i rappresentanti delle Province per gettare le basi della preparazione di un progetto dedicato al tema della Grande Guerra (1915-1918). Si tratta del primo incontro a livello regionale in previsione della ricorrenza del centenario del primo conflitto mondiale.

E' stato concordato di dar vita ad un percorso comune che valorizzi il patrimonio storico e culturale presente sul territorio veneto, che rappresenta anche un'importante risorsa sotto il profilo turistico. L'intendimento della Regione – hanno sottolineato Zorzato e Finozzi – è di un forte coinvolgimento degli enti territoriali su questa progettualità, a partire dalle amministrazioni provinciali. Ma a collaborare saranno chiamati anche il Ministero della difesa e il Ministero dei beni culturali e paesaggistici, sulla base di un protocollo d'intesa che dovrà essere costruito nei contenuti per dare valorizzazione, attraverso un percorso condiviso, ai luoghi della Grande Guerra.

Con questo progetto – hanno concluso i due assessori regionali – vogliamo focalizzare l’attenzione sullo straordinario patrimonio culturale e paesaggistico, costituito dai segni materiali, come i forti, le trincee, le gallerie; ma anche da segni immateriali, fatti di storia, testimonianze, tradizioni, valori fondamentali come la pace. L’importante è stimolare e coordinare un’attività in rete perché è questa la strada per raggiungere risultati significativi per tutto il territorio”.


A cura dell'Ufficio Stampa della Regione Veneto

MOSTRA FOTOGRAFICA:

“DAL CORBIN AL MONTE LEMÈRLE”

MOSTRA FOTOGRAFICA:  “DAL CORBIN AL MONTE LEMÈRLE”

Si inaugura sabato 18 giugno presso il Cinema Palladio di Cesuna una mostra fotografica dedicata agli eventi bellici legati al primo conflitto mondiale. Dozzine di scatti ritraggono la Grande Guerra sul vecchio fronte posto tra il forte Corbin e il Monte Lèmerle, zona di aspri combattimenti soprattutto durante le settimane della “Spedizione Punitiva” nel 1916 e nel corso delle spallate austroungariche del 1917. L’esposizione curata dalla Pro loco in collaborazione con la Sezione Fanti 7 Comuni, sarà introdotta al pubblico alle ore 21.00 da Alberto Caselli Lapeschi, nipote del capitano Desiderio, ufficiale del 41° reggimento che proprio in questi luoghi combatté con i fanti della Brigata “Modena”. Oltre che da collezioni private, le immagini provengono dall’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (AUSSME) e dall’archivio del Museo di Canove. Buona parte del materiale esposto su ampi pannelli è inedito, utile ad illustrare come si presentava il territorio durante il conflitto e in che misura gli eserciti in concorso con le artiglierie ebbero a cambiare la morfologia di boschi e contrade poste a sud della Val d’Assa.

G. Dalle Fusine

 

Sacrario di Asiago
Scongiurata la chiusura nei festivi grazie ai volontari
delle locali Associazioni Combattentistiche e d’Arma

Il Sacrario del Leiten di AsiagoIl Sacrario di Asiago non resterà chiuso nei giorni festivi, la continuità nell’apertura al pubblico sarà garantita da una convenzione stipulata tra il Comune e le associazioni d’arma. Questo la novità raggiunta grazie al documento controfirmato recentemente tra l’amministrazione asiaghese e il Ministero della Difesa. “Una soluzione che risolve il problema della guardiania all’Ossario del Leiten – spiega il generale Nicola Ficco, dagli uffici del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra – Il personale militare e civile in forza alla struttura – continua l’alto ufficiale – è vincolato nel proprio operato ad orari sindacali, ragion per cui il loro impiego in orari diversi da quanto contemplato nel contratto di lavoro, è considerato straordinario. Ciò comporta un aumento nella gestione economica dell’apparato, la cui risoluzione sta nel progetto previsto dalla convenzione tra le Associazioni e il Comune”.

Il progetto si avvale del placet del Ministero della Difesa, da cui dipendono Onorcaduti e tutti i Sacrari Militari presenti sul territorio nazionale. Asiago, dunque, è solo uno dei tanti luoghi dedicati alla memoria costretto a fare i conti con la mancanza di fondi e tagli al bilancio imposti dal Governo. “Per certi Sacrari – continua il generale Ficco – la situazione è diversa, Redipuglia per esempio si presenta come una collina, sui cui gradoni sono tumulati oltre 100 mila Caduti, la sua apertura è soggetta a problematiche diverse rispetto al Leiten, poiché qui invece le tombe insistono all’interno di un edificio".

Asiago ha attualmente in forze il Ten. Col. Mauro Pigliaceli e 3 sottufficiali in ferma permanente, mentre gli altri militari prestano servizio in ferma limitata ( classificati “VPF1”, cioè Volontari in Ferma Permanente di un anno,ndr), grazie alla convenzione a questi saranno affiancati i nuovi volontari civili”.

Sacrario del LeitenSoddisfazione per questa novità è espressa dall’assessore Guido Carli: “Non potevamo restare insensibili alla chiusura del Sacrario nei festivi, per questo un anno fa il Comune si è fatto promotore dell’iniziativa. La convenzione che abbiamo posto in essere – continua l’amministratore comunale – è frutto di un lungo iter ed è stata presa in concerto con Onorcaduti, previo contatti con gli ufficiali in capo che si sono succeduti al comando dell’Ente. Infatti gli attori della stipula sono l’Amministrazione asiaghese, il Ministero e le tre Associazioni di volontari locali. Oltre ai Fanti, Alpini e Carabinieri, in un futuro non lontano potranno essere inseriti per la guardiania anche gli aviatori. Per tutti comunque sarà valida la convenzione, che contempla nei suoi vari punti la responsabilità civile e la copertura assicurativa di chi opererà fisicamente nella custodia. In definitiva si tratta di un documento importante – conclude Carli – che garantisce il servizio di apertura al pubblico di un importante monumento storico, che l’Altopiano si fregia di avere nel proprio territorio, meta ogni anno di migliaia di visitatori, distribuiti in tutte le stagioni".

G. Dalle Fusine

 

SCOMPARE NEGLI USA L'ULTIMO VETERANO DELLA GRANDE GUERRA

SCOMPARE NEGLI USA L'ULTIMO VETERANO DELLA GRANDE GUERRA

Si è spento all'età di 110 anni Frank Buckles, considerato l'utimo veterano statunitense della Prima Guerra mondiale. "Sapevo ci sarebbe stato un solo sopravvissuto un giorno, ma non pensavo potessi essere io", aveva detto in una delle tante interviste. Buckles, scrive il Washington Post citando la figlia Susannah, è morto ieri nella sua casa in West Virginia. Aveva celebrato il suo 110/o compleanno il primo febbraio scorso. Buckles entrò nell'esercito a 16 anni. Secondo il quotidiano statunitese, al mondo ci sarebbero ora solo altri due sopravvissuti, un australiano di 109 anni e una britannica di 110, tra le 65 milioni di persone che parteciparono alla Prima Guerra mondiale (1914-1918).

ATS Foto Keystone

 

Gemellaggio Sezione Fanti “Altopiano 7 Comuni-Sezione Carabinieri Codigoro (FE)

Gemellaggio Sezione Fanti Altopiano 7 Comuni e Sezione Carabinieri di CodigoroNel mese di gennaio u.s. la Sezione Fanti “Altopiano 7 Comuni” si è gemellata con la Sezione dei Carabinieri in congedo di Codigoro (FE). Alla presenza di alcuni soci è avvenuto il patto di gemellaggio fra le sezioni delle due Associazioni d’Arma con uno scambio di gagliardetti e con poche parole ma penetranti dei due Presidenti il Cav. Marco Ambrosini per la sezione Fanti e il Comm. Valerio Padovani per la sezione Carabinieri di Codigoro.

L’anno prossimo (2012) sicuramente, ci sarà anche un incontro con la Sezione Carabinieri dell’Altopiano per estendere così amicizia e Valori su cui si basano i due sodalizi.

Sabato 23 ottobre in località Monte Lisser nel comune di Enego si è svolta una Cerimonia di inaugurazione per la conclusione dei lavori di ripristino del Forte italiano che risale alla Prima Guerra Mondiale. Il recupero del manufatto rientra nel progetto della Comunità Montana Altopianese (Spett. Reggenza dei 7 Comuni) per la conclusione del “Museo all’aperto” che mette in evidenza su vari settori dell’Altopiano dei 7 Comuni i luoghi più importanti della Grande Guerra dando la possibilità al turista o all’appassionato di ripercorrere alcuni degli eventi Cerimonia di inaugurazione per la conclusione dei lavori di ripristino del Forte italiano che risale alla Prima Guerra Mondialepiù importanti che hanno caratterizzato questo momento storico. Il Sindaco di Enego Dott. Igor Rodeghiero e il Presidente della Comunità Montana 7 Comuni Dott. Lucio Spagnolo hanno aperto con un breve intervento la Cerimonia. Presenti oltre ai Gonfaloni del Comune di Enego e della Comunità Montana, il Comandante della regione militare “Veneto” Gen. Di div. Enrico Pino, il Comandante dei Carabinieri Provinciale accompagnato dalla tenenza di Thiene, il Vice Presidente Provinciale di Vicenza dell’Associazione Nazionale del Fante Raffaele Cecchin , lo storico Dott. Leonardo Malatesta e l’architetto Vittorio Corà che cura tutto il progetto . L’architetto Chiara Stefani incaricata del recupero ha illustrato ai presenti i lavori svolti nell’area sottolineando che saranno completate in un prossimo futuro anche le mura che cingevano il forte. Il Forte Lisser faceva parte di quei luoghi ritenuti importanti dal punto di vista militare che erano all’epoca a ridosso del confine nazionale ma che si sono poi dimostrati di scarsa importanza strategica. Il forte Lisser ha operato soltanto qualche giorno durante la spedizione Austro-ungarica del 1916.

 

COSTITUITO IL COMITATO PER  IL PROGETTO SU GRANDE GUERRA

Accordo tra Regione Veneto, Province e Ministero della Difesa


Trincee della Grande GuerraNell’ambito delle azioni regionali per la valorizzazione del patrimonio culturale, è stato firmato nei giorni scorsi a Palazzo Balbi un protocollo di intesa per la costituzione di un Comitato per il centesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale. Lo scopo è dare avvio ad una serie di iniziative comuni e partecipate per sviluppare un’organica e coordinata celebrazione del primo centenario della Grande Guerra (1915-18). Il comitato è composto da Regione, Province del Veneto, Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggio (MIBAC), Ministero della Difesa – Onor Caduti. “Già con la legge regionale n. 43/1997 – fa rilevare il vicepresidente della giunta veneta e assessore alla cultura Marino Zorzato - la Regione ha avviato un programma di iniziative finalizzate al recupero e alla valorizzazione di beni storici, architettonici e culturali della prima guerra mondiale. Con iniziative recenti e tuttora in corso, sono stati incentivati interventi su beni immobili correlati con le operazioni militari della Grande Guerra, compresi i musei e le raccolte pubbliche di cimeli della prima guerra mondiale. Nella prospettiva delle celebrazioni che saranno previste per il centenario, il Veneto punta ad un progetto organico per la valorizzazione di tale straordinario patrimonio e il primo passo è dotarsi di una struttura organizzativa ed aggregativa che sappia recepire gli esiti del lavoro fin qui compiuto sul territorio e pianificare un’azione coerente e condivisa”.

Contestualmente la giunta regionale ha assegnato alla Provincia di Treviso, in quanto capofila nel processo di sviluppo delle progettualità a favore della Prima Guerra Mondiale, una prima dotazione economica di 100 mila euro per l’avvio delle attività previste dal protocollo di intesa e per il Comitato per le celebrazioni, da realizzare anche attivando accordi con altri soggetti pubblici e privati e sviluppando un turismo culturale qualificato.

 

Alpino riacquista la vista a 102 anni
Classe 1908, Romano Lovisa è un testimone della Grande Guerra.
Ora può leggere il suo periodico preferito: il notiziario degli Alpini

Romano Lovisa - Un Alpino della Grande Guerra riacquista la vista a 102 anniVENEZIA - Un lavoro di squadra tra le unità operative di oculistica e di anestesia, all’
ospedale di San Donà di Piave, ha permesso di restituire la vista a Romano Lovisa, classe 1908, testimone vivente della Grande Guerra e uno degli ultimi alpini reduci della Seconda Guerra Mondiale. L’ultracentenario residente a Chions (Pordenone), ma da anni convivente con la figlia a Concordia Sagittaria (Venezia), superata la soglia dei 100 anni aveva iniziato a perdere la vista perché affetto da cataratta. La patologia in seguito era peggiorata sino a portarlo quasi alla cecità e con essa alla mancanza di autonomia nella vita quotidiana. È stato dunque sottoposto ad un delicato intervento compiuto dal direttore dell’unità operativa complessa di Oculistica.

«Con la perdita della vista il signor Lovisa aveva perso uno dei sensi, quindi la possibilità di vedere i propri figli, di mangiare e di muoversi in autonomia - conferma il dottor Emilio Rapizzi, primario di Oculistica - La sua vita si era notevolmente complicata». «Allora, con la volontà dei familiari, ci siamo assunti la responsabilità di portarlo in sala operatoria - racconta - nonostante la sua età di 102 anni potesse portare a complicanze di vario genere». Il paziente è stato sottoposto ad anestesia generale compiuta dall’equipe di Anestesia coordinata dal dottor Fabio Toffoletto. «Una collaborazione fondamentale - continua Rapizzi- per mantenere tranquillo il paziente e perchè, in assenza di vista, non collaborava». A distanza di qualche giorno dall’intervento Romano Lovisa ha riacquistato la vista. Tolti i bendaggi l’ultracentenario per prima cosa ha commentato l’abbigliamento di chi lo aveva operato: «dottore - ha esclamato - ha la cravatta a pallini!». Dopo una settimana il centoduenne è riuscito a leggere i titoli del suo periodico preferito: il notiziario degli Alpini.

 

                               Una lapide per il fante Meucci, caduto nel 1918 in Val Magnaboschi

L'Altopiano dei 7 comuni essendo stato teatro degli eventi bellici nella prima guerra mondiale è una continua miniera di memorie che affiorano, dal terreno oppure nelle vecchie case si possono ancora trovare alcuni reperti e lapidi che ricordano fatti accaduti o nomi di militari Caduti. Recentemente un gruppo di appassionati rinveniva in contrada Buscar di Asiago una lapide risalente alla guerra 1915-18. Essendo la stessa su terreno privato, Rigoni Sergio Pun ha chiesto al proprietario di poterla recuperare e collocarla in un sito ove meglio valorizzare il suo interesse storico. Dopo la risposta affermativa la lapide è stata restaurata e portata al luogo di origine.

L’iscrizione marmorea con inciso una croce riporta le seguenti iscrizioni:
“COME NAVE SBATTUTA DALLE PROCELLE CONTRO GLI SCOGLI SI SFASCIA IL SOLDATO MEUCCI FERDINANDO 11° FANTERIA 4a COMPAGNIA.
TOLSE DI VITA SCOPPIO FORTUITO DI BOMBA IL 15/02/1918. REQUIEM”


Una lapide per il fante Meucci, caduto nel 1918 in Val Magnaboschi

Ferdinando Meucci di Oreste era nato a Castiglion Fiorentino (Arezzo) il 23 febbraio 1897. Essendo un soldato appartenente all'Arma di Fanteria, il gruppo ha pensato bene di avvisare la Sezione del Fante presente sul territorio. Dopo alcune ricerche è risultato che lo stesso Meucci venne inizialmente sepolto nel cimitero Italo-Austriaco di Val Magnaboschi a Cesuna. I poveri resti furono poi stati traslati negli anni 30 al Sacrario Militare di Asiago. Meucci apparteneva alla Brigata "Casale", i cui militari erano noti con l’appellativo di "Gialli del Calvario" (il M. Calvario si trova nei pressi di Gorizia, dove la stessa Brigata con le mostrine gialle combatté strenuamente). Il reparto per un anno presidiò in prima linea sul fronte sud dell'Altopiano, proprio nella zona in cui avvenne il decesso dello sfortunato ricordato con l’iscrizione marmorea. La "Casale" lì rimase sino al 6 aprile del ’18, sostituita per l’avvicendamento dalla 5a Brigata Bersaglieri. Dopo 2 mesi di riposo e ricostituzione a Chiuppano e Carrè, venne rimandata sull'Altopiano nella zona Corbin-Sculazzon  sino al 26 agosto dello stesso anno.

La lapide ora è sistemata sul muro perimetrale, all'interno del cimitero di Val Magnaboschi, e il Comune di Castiglion Fiorentino è gia stato contattato per poter trovare i parenti di Ferdinando al fine di avvisarli del ritrovamento.La Sezione Fanti "Altopiano 7 Comuni porge un sentito ringraziamento al gruppo di ricerca storica, a Rigoni Sergio Pun e alla famiglia Basso della contrada Buscar che hanno reso possibile il recupero della stele.

2010: SCEMPIO PUBBLICITARIO SULL'ORTIGARA

La foto qui sopra mostra dei pannelli posti sulla cima del monte Ortigara: vi sono stati posizionati a fine estate scorsa dalla Comunità Montana di Asiago e servono per spiegare agli escursionisti i fatti d'arme accaduti su quelle zone durante la guerra 1915-18. Per quanto possano sembrare utili, i cartelloni risultano abbastanza invasivi di una zona considerata a tutti gli effetti Sacra. (sono immensi) In molti gridano allo scandalo, affermando che sarebbe stato molto meglio porli in una zona defilata - messi così infatti, cambiano la connotazione della vetta, sembrando immensi cartelloni pubblicitari o addirittura bersagli per l'addestramento dell'artiglieria!

Grazie al proficuo e concreto interessamento di molte associazioni storico-culturali (elenco completo e relativi ringraziamenti riportati in calce a questa pagina), la Comunità Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, nella persona del Dottor Vittorio Corà, si è impegnata ufficialmente a "valutare attentamente la questione e trovare, d’intesa con l’ONORCADUTI e l’ANA, una eventuale diversa e più consona soluzione."

Ecco di seguito la missiva completa inviata dallo stesso Dottor Vittorio Corà a tutte le associazioni storico-culturali che hanno lamentato la discutibilità dell'iniziativa:

Ecomuseo delle alpi vicentine Asiago, li 26 Gennaio 2010


Con riferimento alla vostra nota del 21 gennaio scorso, in qualità di coordinatore del Progetto di tutela e valorizzazione del patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale sulle Prealpi Vicentine con la presente ritengo necessario ribadire come la cartellonistica prevista nei diversi ambiti di intervento sia pensata per accompagnare i visitatori illustrando, nei luoghi di maggior rilevanza, gli avvenimenti di cui furono teatro ed il significato delle opere recuperate. D'altro canto nel caso dell'Ortigara (ma analogo discorso si può fare per il Cengio, il Cimone o il Novegno, per citare gli ambiti ove già si è provveduto alla messa in opera dei pannelli) era apparsa subito evidente l'impossibilità di rappresentare un territorio così vasto e ricco di storia con uno o due pannelli collocati al piazzale del Lozze. Ciò aveva quindi guidato sia la scelta dei luoghi di posa che la definizione della tipologia delle strutture. Scelte che, devo dire, hanno riscontrato in questi mesi l’apprezzamento di numerosi appassionati e studiosi, ma anche di Enti ed Istituzioni: dai pannelli di inquadramento posizionati al piazzale del Lozze a quelli informativi della Caldiera, del Pozzo della Scala del Lozze…


Per quanto riguarda nello specifico i pannelli dell’Ortigara che illustrano la controffensiva austriaca del 25 giugno, il sito era stato inizialmente scelto in quanto, por assicurando una vista ottimale sulla Grande Dolina ed il terreno retrostante, rimaneva al di sotto della piattaforma sommitale dell’Ortigara, lungo il sentiero di salita, ma in posizione ben defilata rispetto alla Colonna posta sulla Cima.


Si tratta di pannelli fotografici delle dimensioni di 100xS3 cm posizionati su supporti in acciaio la cui altezza non supera mediamente i 100 - 110 cm fuori terra. A tale riguardo non posso non rilevare come la foto pubblicata enfatizza  volutamente le dimensioni e la reale percezione che di essi si coglie salendo a piedi dal passo di Val Caldiera.


Come si è comunque già avuto modo di comunicare alla Direzione del Sacrario del Leiten ed al Comune di Asiago, che per primo nell'autunno scorso ci aveva segnalato il caso, con la ripresa dei lavori nella prossima primavera avremo modo di valutare attentamente la questione e trovare, d’intesa con l’ONORCADUTI e l’ANA, una eventuale diversa e più consona soluzione. Nessuna velleità, dunque, di “arredare” l’Ortigara ma l'Impegno di trasmettere il ricordo di quei drammatici avvenimenti preservandone la “sacralità” come, credo, i lavori minimali di messa in sicurezza dei percorsi di salita e di pulizia della trincea austriaca stanno a dimostrare. Resto convinto che il rispetto per questi luoghi può diffondersi e consolidarsi solo attraverso la conoscenza della loro storia: obiettivo che rimane l'impegno principale del Progetto.


Distinti Saluti
Arch. Vittorio Corà
Comunità Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni

Il Gazzettino di Vicenza - Pannelli rimossi dall'Ortigara in prima pagina

Monte Ortigara "Oscurato"

Ortigara, polemica sui pannelli storici e alpini divisi sul progetto

L'Altopiano su i pannelli dell'Ortigara

www.lagrandeguerra.net e il Centro Studi Informatico La Grande Guerra
desiderano esprimere i più sinceri ringraziamenti alle seguenti associazioni
che hanno fattivamente contribuito al suddetto brillante risultato:

Associazione Storica Cimeetrincee,  
Castello, Via Garibaldi 1514 - Venezia

Centro Studi Informatico la Grande Guerra,
Milano

Associazione Culturale"F.Zenobi"
loc. Caresana-Mačkovlje, 12  34018  S. Dorligo della Valle-Dolina  - Trieste

Ass.ne culturale di ricerche storiche "Pico Cavalieri",
Tiro a Segno Nazionale, Corso Ercole I° d' Este n° 1. Ferrara

Comitato Storico Trentino della SAT
Via Manci, 57 - 38100 Trento

Gruppo ricerche e studi Grande Guerra c/o Società Alpina delle Giulie
Sezione di Trieste del Club Alpino Italiano
via di Donota 2 - 34121 Trieste

Dolomitenfreunde-Amici delle Dolomiti (per l'Italia)
via XXV Aprile 39, I-34074 Monfalcone (GO)

Associazione Storico Culturale "il Piave 1915-1918"
Via Gondulmera n° 1, 30027 - San Donà di Piave (VE)

 

 

Ortigara: “Via quello scempio!”

È una critica pressoché unanime quella che accompagna la posa dei pannelli illustrativi sulla cresta dell’Ortigara, montagna sacra agli Alpini. Forum tematici sul web, un generale delle Penne Nere e numerose associazioni storiche condannano l’iniziativa della locale Comunità Montana. I grandi cartelloni illustrano i fatti d’arme avvenuti sul territorio posto a nord dell’Altopiano dei Sette Comuni e tracciano i sentieri fruibili da migliaia di escursionisti che ogni estate percorrono quei luoghi carichi di memoria.
Gli itinerari rappresentati su uno dei quattro cartelloniVero è che da ragguardevole distanza, anche ad occhio nudo, si notano quattro ombre, leggermente sollevate dalla cresta sommitale della nuda roccia. La novità è subito spiegata dagli uffici della Comunità Montana Spettabile Reggenza: “Si tratta di quattro pannelli –spiega il presidente dell’Ente Giancarlo Bortoli-  posizionati verso la fine dell’estate scorsa per illustrare gli eventi del primo conflitto mondiale su quei luoghi. La cartellonistica, che personalmente non ho ancora visionato, rientra nel programma di valorizzazione di un territorio su cui la Grande Guerra ha lasciato numerose testimonianze, dalle trincee ai ricoveri, dai resti di baracche ai cippi commemorativi dei reparti italiani e austro-ungarici. Molti di questi manufatti sono oggetto da anni di un attento restauro. Il fine primario delle grandi tabelle è accompagnare chi percorre questi campi di battaglia con spiegazioni esaustive e documentate”.
Tuttavia l’azione non è stata accolta positivamente da tutti. Contrarietà vengono espresse con dozzine di mail al sito www.lagrandeguerra.net, e sul forum di Cimeetrincee (www.cimeetrincee.it) da numerosi internauti. I siti registrano mensilmente migliaia di contatti da tutta Italia e dall’estero, e sviluppano discussioni poste tanto da storici e autori di pubblicazioni tematiche, quanto da una schiera di escursionisti che studia i combattimenti del '15-'18. In molti esprimono il proprio disappunto per l’iniziativa che “si presenta negativa anche dal punto di vista dell'impatto ambientale”. In merito esprime contrarietà anche il generale degli Alpini Tullio Vidulich: nato a Trieste nel 1932. L’alto ufficiale ha prestato servizio nei battaglioni alpini Tolmezzo e Morbegno e ha comandato il Quartier Generale del 4° Corpo d'Armata Alpino, è stato direttore del Museo Storico delle truppe alpine di Trento ed è socio del Centro di Studi Storico Militare "Generale Gino Bernardini" di Bologna.

“Ho visto lo scémpio. E’ una iniziativa strampalata, insensata, priva di sensibilità. I cartelli posizionati sulla cima sono orribili e deturpano la bellezza di quel luogo sacro a tutti gli italiani. Credo che la miglior soluzione sia di spostarli in zona defilata in corrispondenza dell’imbocco dei sentieri che portano a quelle cime oppure collocarli nei pressi della chiesetta del Lozze. Io sono dell’avviso che quei pannelli non servono, poiché presso le numerose Associazioni Pro Loco dell’Altopiano esistono già guide turistiche e cartine dedicate a quei luoghi. Io ho, per esempio, un interessante libretto tascabile stampato ad Asiago, frutto del lavoro di ricerca di numerosi studiosi e conoscitori della storia del territorio che descrive con molta chiarezza le vicende della Prima Guerra Mondiale sui Sette Comuni. E’ opportuno informare con immediatezza l’Associazione Nazionale Alpini di Milano, la Direzione dell’Alpino, nonché la Sezione ANA provinciale”.

Generale Tullio Vidulich

Di diverso avviso sono le considerazioni del presidente dell’Associazione Alpini di Asiago, Massimo Bonomo: “Non ho ancora avuto modo di vedere personalmente i cartelloni anche se so di cosa si tratta. È una iniziativa senz’altro pregevole della Comunità Montana, che approvo comunque in linea di massima. In molti si incamminano sulle nostre montagne con poca conoscenza del sacrificio che tanti soldati qui hanno speso. Ben vengano perciò questi progetti se il loro fine è di concorrere alla loro memoria”.

Stessa valutazione giunge da Igor Rodeghiero, sindaco di Enego sul cui Comune ricade la zona dell’Ortigara: “La Comunità Montana ha deciso con il Comune il posizionamento dei pannelli. Una idea molto valida per il turismo storico, che valorizza l’offerta di tutto l’Altopiano”.

G. Dalle Fusine
 (Il Giornale Altopiano)

 

La lettera al Direttore dell'illustre Storico Mario Saccà

Gentile Direttore, devo esprimere grande soddisfazione per l’ avvenuta modifica delle decisioni riguardanti i pannelli posti sull’ Ortigara in virtu’ della opera di sensibilizzazione e di apertura alla partecipazione al dibattito da parte di singoli ed associazioni. Io vivo lontano, in Calabria, ma mi occupo del recupero della memoria della Grande Guerra per evitare che si disperda assieme al senso ed al significato che ebbe la partecipazione di giovani di tutto il Paese a quel conflitto che concluse, come ha sottolineato di recente anche il Presidente Napolitano e prima il Presidente Ciampi, le battaglie risorgimentali per l’ unità d’ Italia. Attraverso la stampa veneta, friulana o nazionale apprendo di tante iniziative che si progettano e/o si realizzano sul quasi centenario fronte degli scontri con l’ esercito austro-ungarico.

Oggi si guarda a quei luoghi ed ai ricordi che sollecitano con spirito diverso e comunitario ma senza chiedere la rinuncia di ciascun paese e di ogni suo cittadino alla propria identità storica e culturale che si mostra anche nei riferimenti ambientali. Questo , per me e per molti altri, significa che le zone interessate dagli eventi del 1915-18 appartengono a tutti noi italiani e che quello che si fa per modificare, recuperare o realizzare ex novo ci riguarda dalle Alpi a Capo Passero.

Non credo che le iniziative possano essere lasciate unicamente agli enti territoriali senza una supervisione Centrale che dovrebbe, penso, essere regolata da una normativa garante del principio che le zone Sacre appartengono al Paese intero. Non sono in grado di esprimere valutazioni nel merito ne’ conosco le eventuali norme locali. Mi auguro, se non è cosi’, che si realizzi un organismo nazionale che stabilisca le condizioni per dare vita ai vari interventi nel rispetto del territorio e della storia comune.

Credo che ci sia un tendenza che non produce effetti interamente apprezzabili: quella del turismo di “guerra”, del cercare reperti in maniera indiscriminata c he rispondono solo ad alcune esigenze economiche che devono essere ben inquadrate in norme garanti della comunità nella quale tutti viviamo. Chi viene lassu’ porta in se’ ben altri sentimenti e credo che quello che ha fatto il Suo giornale Li abbia difesi ottimamente.

Cordiali saluti Mario Saccà

 

CIMITERI DI GUERRA VISITATI DA MIGLIAIA DI PERSONE

CIMITERI DI GUERRA VISITATI DA MIGLIAIA DI PERSONELa Sezione Fanti “Altopiano 7 Comuni” da anni coopera col Comitato Storico Cesunese per mantenere vivo il ricordo dei caduti durante il primo conflitto mondiale; organizzare manifestazioni commemorative e ripristinare le vestigia della Grande Guerra porta l’associazione ad aver costantemente sotto controllo la realtà legata ai monumenti, come pure ai primordiali luoghi di sepoltura dei soldati, cioè quei cimiteri che un tempo ospitavano le salme dei militari, in massima parte oggi traslate al Sacrario del Leiten.
Prendendo ad esame la Zona Sacra del Fante posta in Val Magnaboschi di Cesuna si evince che il luogo è visitato da migliaia di persone. “Grazie alle firme nel registro posto all’ingresso dell’ ex cimitero italo-austriaco – informa il direttivo – annotiamo che dal 1995 al 2009 le presenze sono state circa 50.000. Il quaderno ogni anno viene sostituito da uno nuovo ed il vecchio è catalogato in apposite cartelle. Dagli stessi documenti, risulta che vi sono rappresentate quasi tutte le province italiane, tutta  Europa, molti stati americani, il Sud-america (Brasile, Argentina,Honduras, Paraguay, Uruguai,Venezuela) e altri, Canada, Asia (Cina, Giappone ecc.), molti stati africani e il continente australiano con alcune isole comprese.

Tra firme meritano menzione alcune frasi toccanti che escono dalla sensibilità dei visitatori.
Le espressioni di seguito riportate sono state scritte sia da adulti che da bambini:


16/7/06  Perché regni sempre la Pace. Un pensiero e una preghiera per tutti.
16/7/06  Un ringraziamento per il vostro coraggio. Grazie a tutti…..
19/7/06  Pace nel mondo! Vi ricorderò nelle mie preghiere.
20/7/06   Grazie di tutto! L’avete fatto anche per noi.
20/7/06  Io e la mia famiglia ed amici cari siamo qui e ricordiamo caramente i morti di una guerra sanguinosa.
20/7/06  In memoria degli Eroi. “A sos Dimonios de sa Tattari”.
20/7/06  A ricordo di coloro che si sacrificarono per la libertà di tutti noi.
20/7/06  Riposino in pace. Pace a tutti.
20/7/06  L’eterno riposo.
20/7/06  Commosse con una sentita preghiera per questi nostri eroici fratelli.
20/7/06  Diedero questa vita a tutti coloro che lottano per la Pace! Dedicato a mio nonno.
20/7/06  Qui rendemmo Onore ai Caduti per la nostra Patria che con spirito di abnegazione immolarono le loro giovani vite per la nostra libertà per mai, mai dimenticare.
21/7/06  Tutti rendiamo Onore ai Caduti e ci auguriamo che non vengano mai dimenticati.
21/7/06  Conoscere per non ripetere mai più.
30/7/06  Al Valore dimostrato di chi rimarrà un Grande per l’eterno.Grazie a tutti.
30/7/06  Grandi soldati e Grandi Eroi che avete combattuto per la libertà del nostro Paese. Vi porgiamo un deferente saluto!
30/7/06  Che il Signore aiuti le vostre famiglie e aiuti tutti a non dimenticare il vostro grande sacrificio. Grazie.

G.D.F.

 

UNA TARGA IN ONORE DI QUATTRO CADUTI

UNA TARGA IN ONORE DI QUATTRO CADUTI Onorare i quattro caduti del Forte Campolongo e, nel ricordarli, commemorare anche il sacrificio di quanti si sono spesi durante la Grande Guerra. E’ quanto ha voluto fare l’amministrazione comunale di Rotzo, assieme agli altri Comuni dei caduti di Campolongo e alle associazioni d’arma, nel scoprire una lapide ricordo in onore dei soldati che hanno perso la vita al forte durante la battaglia sul confine italo austriaco. Il Forte Campolongo, sopra Rotzo, è situato a 1720 metri, posto a difesa della Valdastico assieme al Forte Corbin. E pur avendo poi ricoperto un ruolo marginale nelle cruente battaglie che dal 1915 al 1918 hanno insanguinato l’Altopiano, nel luglio 1915 subì gravi danni dal bombardamento dei mortai del forte austriaco di Cost’Alta e venne definitivamente abbandonato dall’esercito italiano nel 1916 durante lo Strafexpedition.

Sebastiano Marchesin di Bolzano Vicentino, Pietro Saggin di Monticello Conte Otto, Alessandro Catalan di Olmo di Creazzo e Desiderio Pamato di Malo sono i quattro caduti del Forte Campolongo durante i bombardamenti del ’15. Quattro giovani vite spezzate dalla follia della guerra che domenica 22 agosto hanno simboleggiato il sacrificio di molti durante le guerre così come il ricordo di quanti sacrificarono la propria vita a difesa della Pace. Infatti pace è stata la parola più utilizzata, proprio perché tragedie come la Grande Guerra non si ripetano più. Nei saluti ufficiali si sono succeduti l’assessore regionale al turismo e all’ambiente, con delega alla montagna, Marino Finozzi, il sindaco di Rotzo Matteo Dal Pozzo e i rappresentati dei Comuni di Pedemonte, Bruno Scalzeri, e Monticello Conte Otto, Damiano Ceron, nonché il presidente della Comunità Montana Lucio Spagnolo. Prima della Messa, lo storico Leonardo Malatesta ha illustrato alcune vicende del forte costruito a difesa della Valdastico. Alla sera Malatesta ha presentato nella sala consigliare del municipio di Rotzo la sua ultima fatica, “Il difensore della Valdastico: il forte di Punta Corbin”.

 

“FORTI E TRINCEE TUTELATI DALL'UNESCO ”

Trincea Italiana nella Grande GuerraLa proposta: dai ghiacciai al Pasubio, dall’Ortigara al Carso, le vestigia della Grande Guerra salvaguardate dalle Nazioni Unite “Porre i luoghi della Grande Guerra sotto la tutela dell’Unesco”, è la proposta avanzata dall’assessore provinciale al turismo Dino Secco, “Trincee e forti rappresentano un patrimonio di inestimabile valore storico e culturale – afferma il vicepresidente della Giunta vicentina – meritevoli perciò di essere iscritti tra i beni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura”.

I siti con i manufatti del primo conflitto mondiale sono sparsi l’ungo l’arco alpino compreso tra quattro regioni del nord Italia; dalle Giudicarie al confine con la Slovenia è tutto un susseguirsi di vestigia che ricordano i lunghi anni di guerra, con migliaia di morti e paesi rasi al suolo.

L’idea di far diventare le trincee e numerose altre strutture belliche patrimonio dell’umanità – continua Secco – era già stata lanciata tempo fa, ma l’iniziativa non ebbe poi sviluppo. Ragion per cui il progetto potrebbe materializzarsi in vista dei cento anni dalla fine del conflitto. E la proposta avrebbe anche ottime ripercussioni per migliorare la proposta turistica sul nostro territorio”.

G. Dalle Fusine

 

Il nuovo libro di Giovanni Dalle Fusine

SCHEGGE, CARTUCCE E SOLDATI SENZA NOME
(Menin Edizioni - ISBN 978-88-89275-17-7)

Schegge, cartucce e soldati senza nome - Giovanni Dalle Fusine - Edizioni MeninNuova ricerca per Giovanni Dalle Fusine in materia di Prima Guerra Mondiale. L’autore, dopo le precedenti esperienze storiografiche, torna sul tema dei recuperanti di materiale bellico con un approfondimento dato alle stampe da Menin Edizioni di Schio. “Schegge, cartucce e soldati senza nome” è il titolo del volume, ricco di immagini e con didascalie esaustive. Vari capitoli spiegano la raccolta di quanto le battaglie hanno lasciato tra i solchi del terreno: una serie di beni particolari, rappresentati da effetti personali dei soldati, cartucce, distintivi di specialità, contenitori per alimenti, schegge, arnesi e utensili dell’immensa officina in cui venne trasformato il fronte. L’immobilità delle prime linee fece sì che grotte e trincee diventassero casa e caserme delle schiere armate di una infinità d’oggetti atti ad offendere il nemico. Dalle Giudicarie al confine con l’ex Jugoslavia, un ampio tracciato oggi battuto palmo a palmo da squadre di cercatori armati di metal detector; raccolta che spesso sfocia in stupende collezioni pubbliche e private di reperti. Dopo una attenta analisi degli strumenti utilizzati per rintracciare gli oggetti sepolti da quasi un secolo, Dalle Fusine passa a distinguere i recuperanti moderni da quelli che operavano per necessità economica durante le due guerre mondiali. L’intervista al protagonista del film cult di Ermanno Olmi riporta alla mente la fiction girata sull’Altopiano di Asiago nel 1969. Nella pubblicazione trovano ampio spazio l’osservazione dei prodotti alimentari conservati, e le bottiglie di alcolici con cui la truppa attenuava le fatiche della vita in trincea, materiale che oggi muove grande interesse tra i collezionisti.

Informazioni e Prenotazione su La Battaglia della Somme

Reperti della Prima Guerra MondialeUn capitolo a parte è dedicato al recupero scientifico delle salme dei caduti, messo in atto con specifiche metodologie archeologiche, alle quali si applicano i mezzi della medicina legale. Non è raro che i cercatori di reperti si possano imbattere nei resti mortali di qualche soldato. A rivelare le spoglie di fanti e kaiserjager concorrono le numerose parti metalliche che componevano l’equipaggiamento dei militari: dagli scarponi chiodati alle fibbie, dalle cartucce nelle giberne ai bottoni da giubba; ordinaria è la presenza tra le ossa scarnificate dal tempo di frammenti arrugginiti e pallette di shrapnel, schegge informi che all’epoca provocarono la morte del combattente. Un numero imprecisato di militi ignoti è tutt’ora sepolto tra le radici di faggi e abeti, altrettanti attendono il disgelo dei ghiacciai non più perenni per riaffiorare alla vista degli escursionisti d’alta quota. L’autore quindi spiega le caratteristiche di un progetto datato 2006, finanziato dalla Provincia di Vicenza, rivolto a migliorare e rendere sempre più efficiente il recupero e lo studio dei resti scheletrici. Attraverso alcune relazioni l’autore illustra le modalità con cui i resti mortali vengono raccolti e analizzati da vari compartimenti della medicina moderna; alcuni casi presi in esame raccontano la storia di salme recuperate a Folgaria, a Cresta Croce in Val Rendena, sul Monte Cimone, tra le faggete del Melegnon di Arsiero e a Laghi. Alla maniera dei referti legali il testo è corredato da immagini che, partendo dal luogo di ritrovamento, conducono al tavolo anatomico di un reparto ospedaliero, da dove la ricerca prosegue per gli uffici di immatricolazione o a quegli archivi storici grazie ai quali poter eventualmente risalire all’identità del caduto. Conclude il volume un utile decalogo del recuperante moderno, stilato dal Comitato Mondiale Metal Detecting, al quale tutti i moderni cercatori dovrebbero attenersi.

Temi trattati nel volume

Prefazione (a cura di Paolo Snichelotto)
Introduzione
Metal detector: l’evoluzione
Chi erano i Recuperanti
Chi sono i Recuperanti
Cosa restituiscono i campi di battaglia
Un tempo immondizia, ora reperti da collezionare
Il recupero scientifico
“I Recuperanti” il film
Decalogo del recuperante moderno

(Menin Edizioni - ISBN 978-88-89275-17-7)
Costo al pubblico: Euro 13,00 IVA Inclusa

Schegge, cartucce e soldati senza nome - Giovanni Dalle Fusine - Edizioni Menin

 

 

FORTE CAMPOLONGO - UNA TARGA A RICORDO DEI CADUTI

Il Forte di Campolongo sull'Altopiano di AsiagoUna targa in memoria di 4 caduti italiani verrà inaugurata domenica 22 agosto presso il Forte Campolongo. Lo scoprimento del monumento é rivolto a ricordare i fatti d’arme che durante la guerra 1915-18 videro la fortificazione bellica protagonista delle battaglie tra il confine italiano e austriaco. Il Forte Campolongo sorge sull'omonima sommità a 1720 metri ed è situato sul bordo occidentale dell'Altopiano di Asiago. Venne eretto negli anni 1908-12 e costituiva, al pari dei forti Verena e Corbin, la più diretta risposta italiana alla linea dei forti imperiali. Nel luglio 1915 venne gravemente danneggiato dal mortaio austroungarico Skoda da 305mm appostato a Cost'Alta. Il 15 maggio 1916, nel corso della Strafexpedition, venne ripetutamente colpito dal mortaio Skoda da 381mm. Il 22 maggio 1916, abbandonato dall'esercito italiano, cadde in mano austriaca e vi rimase fino al termine del conflitto.

Sempre nella giornata del 22 agosto, in chiusura dell’evento commemorativo, si terrà presso la sala consiliare di Rotzo (ore 20.30) la presentazione del libro di Leonardo Malatesta “Il difensore della Val d’Astico”. La ricerca, con le prefazioni del generale Enrico Pino, Comandante del Comando Militare Esercito Veneto, del generale Carlo Maria Magnani Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro e del direttore di Uniformi e Armi Furio Lazzarini, tratta della storia del forte di Punta Corbin. Il libro, 2° della collana storica Le Sentinelle di Pietra, analizza nel dettaglio la storia dei piani operativi, dell’evoluzione dell’architettura militare attraverso i secoli, soffermandosi sulle caratteristiche costruttive, e la conseguente prova del fuoco del Corbin durante il conflitto mondiale.

G.D.F.

 

Presentazione del secondo volume della collana “La grande guerra nell’Alto Garda”

La Grande Guerra nell'Alto GardaSabato 10 luglio 2010, presso la Baita “Caduti del Baldo”, a Dosso Casina, è stato presentato il volume "La grande guerra nell’Alto Garda Diario storico militare del Comando del Settore del Monte Altissimo 8 aprile 1917- 19 agosto 1918" edito da Il Sommolago e da A.S.A.R. in collaborazione con i Comuni di Malcesine e Nago Torbole e con il M.A.G. Progetto Museo Alto Garda, di Riva del Garda. Vedi il sito www.asar-garda.org Il volume è a disposizione.

L'Associazione Storico-Archeologica della Riviera del Garda ha già pubblicato come progetto didattico il volume “I Caduti della Grande Guerra di Toscolano Maderno. Appunti e documenti”, curato da Gianfranco Ligasacchi, Antonio Foglio e Domenico Fava. Recentemente l’Associazione ha ripreso il censimento dei manufatti militari della Grande Guerra con una seconda fase riservata al Comune di Tignale, in particolare alle zone di Ca de Natù, Cima Piemp e cima del Monte Cas. L’iniziativa è realizzata con il sostegno finanziario dell’Amministrazione comunale di Tignale. Si è inoltre già conclusa, grazie all’impegno di una dozzina di soci, la trascrizione del diario storico militare del Battaglione alpino Valchiese, che fu sull’Alto Garda dal maggio 1915 all’aprile 1918.

 

21 GIUGNO 2010 - 17° Raduno Interregionale dei Fanti

Si tiene domenica 21 giugno a Cesuna, presso la Zona Sacra di Val Magnaboschi, l’annuale Pellegrinaggio Interregionale dei Fanti. L’importante cerimonia commemorativa giunta alla XVIIa edizione gode del patrocinio del Comune di Roana e si sviluppa con la collaborazione del Comitato Storico Cesunese. Parteciperanno le delegazioni rappresentanti di Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Slovenia, Austria e Ungheria. La manifestazione come da tradizione consolidata richiama una folta schiera di presenze che giungono da ben oltre i confini del Veneto. All’incontro organizzato dalla Federazione Provinciale e dalla locale Sezione del Fante “Altopiano Sette Comuni” parteciperanno autorità civili e militari italiane e straniere, e sarà preceduta nella giornata di sabato (ore 21.00) dalla conferenza sul tema “La Strafexpedition”, e relazionare interverrà lo storico Leonardo Malatesta.

Parallelamente alla manifestazione sarà aperta presso il Centro Polifunzionale di Cesuna la mostra fotografica sulla Grande Guerra dal titolo: “Da Forte Corbin a Monte Lémerle”.

Il Raduno prevede nella giornata di domenica alle ore 9.30 la sistemazione dei convenuti presso la Zona Sacra del Fante in Val Magnaboschi. Ore 10.00 alza Bandiere, 10.20 arrivo della staffetta e accensione del tripode. 10.35 discorsi commemorativi. 10.50 Onore ai Caduti e deposizione di corone ai cippi e ai cimiteri. Infine alle ore 11.00 inizio della S. Messa. Presterà servizio la Banda Musicale “Monte Lèmerle” di Cesuna diretta dal maestro Mario Porto.

G. Dalle Fusine

 

MORTO GEORG EINEDER, “ALPINO AUSTRIACO” CAVALIERE DI PACE

MORTO GEORG EINEDER, “ALPINO AUSTRIACO” CAVALIERE DI PACEAll’età di 87 anni scompare una figura importante per quanti si dedicano alla memoria dei caduti in guerra. I funerali si sono tenutiil 7 maggio a Vienna Dopo la recente dipartita del compianto Mantovani, un altro vuoto si forma tra le fila di quanti hanno ai adoperano per mantenere alta la memoria dei Caduti della Grande Guerra. All’età di 87 anni è morto Georg Eineder, ufficiale in pensione dell’esercito austriaco e promotore delle prime manifestazioni di fratellanza tra Kaiserschützen e alpini.

Nato a Merano nel 1923, grazie alla sua costante iniziativa e alla passione con cui studiava i fatti d’arme, era venuto a contatto con le varie associazioni combattentistiche italiane. Il suo amore per l'Altopiano di Asiago l'aveva ereditato dal padre, comandante dell'11a Compagnia del 3° Battaglione del 17° Reggimento di fanteria "Kronprinz" combattente contro i nostri reparti alpini in zona Monte Chiesa – Ortigara. Fu spesso presente sui Sette Comuni alle cerimonie commemorative in uniforme storica dei Kaiserschützen, tanto di stingere rapporti di fattiva collaborazione con la locale Sezione Fanti. Nel ricordare la sua figura Gianni Bellò pone in risalto l’impegno profuso per le molte iniziative poste in essere, delle quali la gran parte portate a termine.

Georg Eineder ha collaborato per anni con la Croce Nera d'Austria e con Onorcaduti di Roma alla cura dei vari Cimiteri militari austriaci sparsi in Italia, con l'Associazione Musei all'aperto del Grappa nel recupero di siti storici, vero operatore di pace. Il Console Generale d'Austria, dott.sa Maria Kunz, gli conferì la medaglia d'oro al merito della Repubblica d'Austria in una solenne cerimonia presso il Municipio di Borgo Valsugana.

Tra i suoi meriti bisogna ricordare la ricostruzione della chiesetta del M. Forno, la sistemazione dei cimiteri militari austroungarici del Mosciagh e di Val Galmarara, ancora il recupero del piccolo cimitero al Passo di Val Caldiera; infine ha visto realizzarsi il suo sogno (me ne parlava 20 anni fa tanto che effettuammo anche un sopralluogo): la ricostruzione della Chiesetta di Santa Zita al Passo Vezzena. Commovente la MORTO GEORG EINEDER, “ALPINO AUSTRIACO” CAVALIERE DI PACEsua presenza alla cerimonia di inaugurazione nel 2008: ha voluto esserci, pur in carrozzina e con l'ausilio dell'ossigeno, assistito dalla figlia. Molti fanti vicentini, e non solo, lo ricorderanno sempre presente, fino al 2007, all'annuale Pellegrinaggio dei Fanti in Val Magnaboschi la terza domenica di giugno; qui lui si sentiva di casa, godeva della presenza di tanti amici, in primis dell'indimenticabile presidente Marcello Mantovani. In un suo breve intervento di saluto ebbe a dire, lui austriaco, "Val Magnaboschi sei la mia Patria", tanto sentiva vicino e pulsante lo spirito fraterno dei partecipanti di varie nazionalità, nato dal sacrificio dei Caduti dei due eserciti qui un tempo sepolti e rivolto all'armonia dei Paesi d'Europa. L'Altopiano di Asiago perde con lui un pezzo di storia di questi ultimi 20 anni e sente doveroso ringraziarlo per quanto ha saputo trasmettere alla nostra comunità. Grazie Giorgio, ti ricorderemo sempre in Val Magnaboschi”.

G. Dalle Fusine

 

RIFIUTI E REPERTI BELLICI, PASCOLI A RISCHIO PER FAUNA E BESTIAME

Alla vigilia della monticazione Comunità Montana e Corpo Forestale dello Stato lanciano un appello: “Villeggianti e recuperanti non abbandonate rifiuti e materiale nei pascoli”

Metaldetector per recupero manufatti e reperti belliciLo spunto per l’appello lanciato da Comunità Montana e Corpo Forestale dello Stato è dato dall’imminente alpeggio del bestiame, sulla scorta dei fatti accaduti l’autunno scorso in Val Galmarara, con un capo bovino di proprietà di Albino Rigon, gestore dell’omonima malga, morto per patologia causata da ingestione di corpo metallico estraneo. L’allevatore ha voluto vederci chiaro, accollandosi le spese dell’esame autoptico effettuato dal veterinario Paolo Longhini; a ragione del fatto che il terreno in pertinenza alla malga risultava visitato dai cercatori di reperti bellici, Rigon richiama l’attenzione sui recuperanti che stagionalmente con piccone e metal detector percorrono il territorio montano altopianese, ancora oggi ricco di materiali abbandonati dalla Grande Guerra. “Hanno fretta di scavare per scappare il più rapidamente dal pericolo di farsi pizzicare – spiega Giorgio Paganin, ispettore capo del Corpo Forestale della Stato – ma oltre a rovinare il paesaggio, lasciando qua e là buche, mucchi di terra e ferraglia alla quale non sono ovviamente interessati (ormai si cercano pezzi rari), creano un pericolo per gli animali al pascolo che attratti dai ferri arrugginiti possono ingoiarli andando poi incontro alla morte”. La Comunità Montana, con il suo presidente Lucio Spagnolo, insieme al Corpo Forestale dello Stato, alla vigilia della monticazione e con l’approssimarsi della stagione estiva, lanciano l’appello, rivolto ai recuperanti, ma in generale a chiunque frequenta la montagna, a non abbandonare oggetti o immondizia di qualsiasi tipo, nel rispetto dell’ambiente e di chi ci vive. “ Il recupero è già un illecito e il disordine ambientale provocato viene fatto su terreno di proprietà degli abitanti altopianesi. Ma ancor prima che di rispetto delle leggi è una questione di buon senso”.

G.D.F.

“Storia fotografica della Grande Guerra”

Presentazione sabato 1 maggio a Forni (Val d'Astico)

La grande guerra nella Valle dell’Astico – terra di confine”, è con questo titolo che Delmo Stenghele apre la copertina del suo volume recentemente dato alle stampe. “Questa selezione fotografica – afferma l’autore nella prefazione – può essere una finestra aperta sul passato, un viatico per meglio conoscere i tempi andati”. E Stenghele è riuscito egregiamente nel suo intento, raccogliendo tra le pagine dozzine di immagini che spiegano la realtà pre e post bellica, il profugato degli abitanti di Pedemonte, la battaglia dei Forti e le fasi della “Spedizione Punitiva” dell’Austria verso l’Italia. “Terra di Confine”, pubblicato con il patrocinio dei Comuni di Valdastico, Lastebasse e Pedemonte, tratta nei vari capitoli gli avvenimenti accaduti presso i territori posti a ridosso dell’Altopiano dei Sette Comuni, arrivando con le rappresentazioni in bianco e nero alle postazioni fisse di Vezzena e Luserna, Doss del Sommo e Sommo Alto. Oltre duecento pagine per più di 700 istantanee con precise didascalie, unitamente a importanti documenti raccolti in anni di ricerche dal curatore dell’opera. Nell’occasione della presentazione (Sabato 1 maggio ore 19,30) a Forni sarà riallestita e ampliata la mostra che ha dato lo spunto per la pubblicazione. Il volume sarà disponibile presso la sede locale degli Alpini.

G.D.F.

La Grande Guerra nella Valle dell'Astico

 

èStoria 2010

 

E' SCOMPARSO IL RECUPERANTE RENZO STEFANI

La redazione e il web master si uniscono al cordoglio della famiglia e dei parenti
e porgono sentite condoglianze.

Giovanni Dalle Fusine intervista Renzo StefaniSe n’è andato in silenzio il buon Renzo Stefani, lontano dal clamore che solo una morte sopraggiunta presso una casa di riposo riesce a dare. La notizia ci è giunta in redazione qualche giorno fa, spedita dalla nipote Lina, memore dell’intervista che facemmo allo zio nel novembre 2008. Renzo era stato un grande cercatore di reperti sull’Altopiano di Asiago e su altri fronti dell’arco alpino, personalmente lo contattattammo per inserirlo tra i protagonisti del libro sui Recuperanti; nell’inverno appena concluso gli fecemmo visita presso la Casa di Riposo San Giuseppe di Roana, ci riconobbe, ma la vista precaria non gli permise la soddisfazione di vedersi ritratto tra le pagine di una pubblicazione che è stata sui scaffali di mezza Italia. Parlammo qualche minuto, a differenza di mesi fa ora si era rassegnato a finire i suoi giorni in mezzo agli altri anziani, gli mancavano comunque le lunghe passeggiate tra boschi e trincee.

 

PROGETTO INTERREG III/A ITALIA-AUSTRIA
“I LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA NEL FRIULI COLLINARE”

La batteria esterna del Forte di Monte Festa in CarniaIl Progetto Interreg III/A Italia-Austria I LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA NEL FRIULI COLLINAREè stato messo a punto dal Comune di Ragogna per far conoscere una pagina di storia ai più sconosciuta, che ha visto il Monte di Ragogna ed il Fiume Tagliamento quale teatro di battaglia durante la ritirata dell'esercito italiano da Caporetto nell'ottobre-novembre 1917. Il corposo lavoro, sviluppato da esperti e storici di fama nazionale, racchiude tutte le iniziative attivate nella prima fase e in corso d'opera nel suo sviluppo integrativo. Tali risorse sono già tutte a disposizione dei visitatori (e sul sito internet ufficiale - www.grandeguerra-ragogna.it) i quali a Ragogna e dintorni potranno non solo osservare i siti storici ma altresì ammirare un ambiente naturale unico per bellezza e integritá. Continua...

 

UNA FONDAZIONE PER LA TUTELA DELLA MEMORIA

Una fondazione per la tutela della memoria - Roberto Ciambetti Consigliere RegionaleRoberto Ciambetti, consigliere regionale, assieme a tutto il gruppo della Lega, ha presentato una proposta di legge per istituire una fondazione per gestire il patrimonio lasciato dalla Grande Guerra e coordinare le attività di divulgazione sulla storia del Primo Conflitto Mondiale. Una struttura dove possono aderire Province, Comuni, Ministeri e fondazioni bancarie nonché altri soggetti pubblici e privati quali musei, archivi e collezioni. Una fondazione la cui finalità viene spiegata dal presidente del Gruppo Lega Nord e primo firmatario del progetto di legge, Roberto Ciambetti. “Si tratta di una proposta che vuole porre rimedio ai ritardi accumulati nel campo della tutela, divulgazione e promozione culturale, della memoria della Grande Guerra, che ha visto il primo intervento legislativo moderno solo nella legge del 2001 chiamata proprio di “Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale”. “La necessità di un organismo capace di coordinare le varie iniziative nel territorio veneto è lampante – continua Ciambetti - Gli importanti recuperi e le molte azioni avviate negli anni richiedono promozione, divulgazione e sostegno per mantenere la memoria degli eventi, diffondere una cultura di pace, attivare flussi culturali, scolastici, formativi e turistici che assicurino anche in futuro la piena tutela dei luoghi, come accade già in Gran Bretagna, Francia, Germania, Austria e Belgio”.

 

2009 PROFICUO DI LAVORI PER IL GRUPPO RICERCA
E RIPRISTINO RICORDI DI GUERRA

 

GRUPPO RICERCA E RIPRISTINO RICORDI DI GUERRACon l’inverno e l’impraticabilità delle zone ove sono presenti le testimonianze delle battaglie altopianesi, arriva il tempo dei bilanci anche per il Gruppo di “Ricerca e Ripristino Ricordi di Guerra”. Il 2009 è stato un anno ricco di interventi per i pur pochi volontari dell’associazione che ha sede in località Sasso di Asiago al civico 8 di via Cotti. Molte le lapidi restaurate, come pure continua è la ricerca di documentazione che possa ampliare le informazioni relative ai tanti nomi di soldati o reparti passati in questo territorio durante il turbinio del conflitto. Tra i lavori più eclatanti v’è la stele commemorativa dedicata al capitano Giovanni Brunialti, torinese di nascita e caduto il 18 giugno 1916 in zona Castelloni di San Marco – Malga Fossetta. L’ufficiale, figlio del noto onorevole Attilio, apparteneva al Battaglione Bassano del 6° Reggimento Alpini e morì durante gli scontri legati alla “Spedizione Punitiva” austriaca. Discorso a parte merita l’iscrizione in cemento sul Col Novanta in territorio di Valstagna e indicante l’osservatorio italiano in caverna denominato “Omega”. “In questo caso non siamo intervenuti con un restauro radicale – afferma Luca Borgo, uno degli volontari del Gruppo – qualsiasi lavoro sull’opera sarebbe stato troppo invasivo, quindi abbiamo posto a fianco dell’originale una nuova scritta che permette a chi ripercorre i sentieri della GRUPPO RICERCA E RIPRISTINO RICORDI DI GUERRAstoria di capire a cosa si riferiscono i manufatti del periodo bellico”. Significativi interventi hanno interessato pure i cippi che ricordano il 130° Rgt Fanteria Brigata “Perugia” in località Boscosecco. Grazie ai nuovi lavori oggi è possibile la lettura delle iscrizioni: “ Et mortem appetunt libentes” (trad. Affrontano volentieri anche la morte), mentre la seconda pietra posta a lato ricorda come i soldati volessero aver presente il proprio comandante Generale Turba dedicandogli la denominazione della strada. Il resoconto potrebbe continuare a lungo, perché tante sono le opere legate alla Grande Guerra oggi ripristinate e restituite alla primitiva funzione di ricordare ai posteri i reparti in armi. “Il risultato che ci prefiggiamo – spiega il presidente Guido Baù, responsabile del Museo presso la frazione Sasso – è un ripristino mirato ai tanti monumenti presenti in Altopiano. Il nostro compito è in buona misura manuale, ma è pur vero che all’interno della nostra associazione vi sono ottimi ricercatori che prima di operare esaminano le fonti e raccolgono indicazioni storiche anche dalle Relazioni Ufficiali dell’Esercito. Non posso che esprimere soddisfazione per quanto fatto sin’ora, ma un ringraziamento è doveroso per chi ci segnala nuovi cippi e scritte murarie che la vegetazione o le frane nascondono alla vista da decenni. Con gratitudine quindi cito gli amici Alessandro Sterchele, Mario Busana e Enrico Manea, ma anche gli infaticabili coniugi Rigoni Marchetti, sempre prodighi in consigli ed iniziative. Non dimentichiamo poi la fattiva collaborazione delle amministrazioni comunali di Roana, Asiago e Enego, grazie alle quali possiamo spostarci lungo strade altrimenti chiuse al transito, trasportando così il pesante materiale da lavoro fin sulla zona degli interventi. Auspico che la sensibilità di chi ama la montagna e la storia ad essa legata – conclude Baù - sia di stimolo alla segnalazione di nuovi monumenti, o di denuncia per coloro che non rispettano il ricordo degli eroi caduti sulle nostre cime”.

2009 PROFICUO DI LAVORI PER IL GRUPPO RICERCA

G. Dalle Fusine

 

ALTOPIANO DI ASIAGO

RIPRISTINATE SULLO ZOVETTO LE TRINCEE SCOZZESI

RIPRISTINATE SULLO ZOVETTO LE TRINCEE SCOZZESI Persegue il progetto di Tutela del Patrimonio Storico della Prima Guerra Mondiale sul territorio degli altipiani vicentini.

Nel 2008 sono stati avviati i lavori negli ambiti: Campogallina, Monte Forno, Monte Chiesa, Monte Cimone, Monte Pasubio, Monte Zovetto - Lemerle e forte Rivon. Nello specifico dello Zovetto già si possono ammirare gli effetti dell’intervento alla trincea scozzese che nel 1918 si anteponeva alla cresta dell’omonimo monte.

L’intervento ha ripristinato il camminamento interrato che si insinuava fino alle postazioni per mitragliatrici e vedette; oggi è quindi possibile rivivere, attraverso le feritoie restaurate, la visuale della piana asiaghese così come si presentava ai soldati del contingente britannico, qui giunti a dar manforte alla fanteria italiana.

Le testimonianze di quei tragici eventi sono ricordate nei numerosi monumenti e cippi collocati nella zona. Dall’aprile del 1918 il settore fu presidiato dalle unità di Sua Maestà contro le quali si infranse l’offensiva austriaca di giugno, e alle quali si deve gran parte del complesso sistema di trincee, delle postazioni blindate e dei ricoveri fino a poco tempo fa ricoperte da frane e smottamenti del terreno. Una apposita tabellazione accompagna il visitatore sui luoghi.

G.D.F.

 

"FORTE CORBN GUIDA ALLA VISITA E ALLA SUA STORIA"

Presenti sul palco Valentina Bertoldo per la casa editrice Input e Giovanni Dalle Fusine per www.lagrandegerra.net Presentato domenica 12 luglio sull'Altopiano di Asiago il libro di Ilaria Panozzo. La guida ripercorre la storia del Forte Corbin dal 1906 (anno di inizio lavori per la costruzione), ad oggi. Un pubblico attento ha seguito le spiegazioni dell'autrice sui contenuti della sua opera. Presenti sul palco Valentina Bertoldo per la casa editrice Input e Giovanni Dalle Fusine per www.lagrandegerra.net

 

ALTOPIANO DI ASIAGO

NUOVI DOCUMENTI SPIEGANO LA GUERRA AL FORTE CORBIN

Forte CorbinImportanti ed inediti documenti portano a conoscenza di remoti fatti relativi al Forte Corbin, si tratta di numerose foto, foglietti di tiro per le batterie in cupola e carteggi intestati al sottotenente Antonio Longo. Il tutto fa parte di un carteggio conservato per decenni da Tito Longo, figlio dell’ufficiale di artiglieria in servizio alla fortificazione italiana posta sul ciglio a strapiombo sulla Val d’Astico. Tito, 82 anni, stimato professore di chirurgia presso l’Università di Milano, ha raggiunto nei giorni scorsi il Corbin, consegnando la documentazione nelle mani di Ilaria Panozzo, giovane autrice di una guida al forte recentemente pubblicata. Eccezionali immagini, scattate durante la Grande Guerra dal sottotenente del 9° reggimento di artiglieria da fortezza, mostrano la struttura massiccia della costruzione bellica, ancora integra e tal quale era nel pieno della sua attività, con la teleferica che riforniva la guarnigione e le bocche da fuoco in calibro 149 millimetri. Il figlio ha inoltre messo a disposizione varie tessere di riconoscimento del padre, unitamente a lasciapassare, certificati che mostrano lo stato di servizio e la bassa sanitaria per il ferimento subito dall’artigliere per causa d’una raffica di mitragliatrice nemica.

Forte Corbin Guida alla visita e alla sua storiaCaso vuole che quel Longo appartenesse proprio alla 11a compagnia, le cui gavette in dotazione alla truppa son tornate alla luce in primavera, durante i lavori di restauro messi in opera dalla famiglia Panozzo. Dai Libretti di tiro compilati dall’ufficiale puntatore si evincono i bersagli del Corbin a maggio del 1916, rappresentati dai forti austriaci della linea di difesa imperiale: Belvedere, Luserna e Oberwiesen. Oltre agli angoli di tiro e al consumo quotidiano di munizioni sono spiegate le cariche di lancio e il numero matricolare delle sezioni in batteria preposte al bombardamento. Particolarmente toccante la lettera che l’attendente del Longo (tale Stella) spedì alla madre dell’ufficiale, all’epoca residente ad Este in provincia di Padova, dove spiegava con grafia incerta che suo “compito principale è badare all’incolumità del suo padrone”, e invitava la “gentile signora a non preoccuparsi per la salute del figliolo”.

Antonio sopravvisse alla guerra, tornò pure sui luoghi ove combatté, una foto del 1926 lo mostra in posa davanti alla caserma comando, dove oggi è stato allestito il punto di ristoro per i turisti che visitano il forte. Tutta la documentazione donata dal figlio alla famiglia Panozzo, andrà prossimamente ad integrare le notizie già pubblicate sulla guida.

G.D.F.

 

SABATO 4 LUGLIO 2009,
SI TERRA' LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO
DI LEONARDO MALATESTA, SUL FORTE DI CAMPOLONGO

La manifestazione celebra i fatti d’arme degli eserciti contrapposti ed è occasione ottimale per ammirare le opere di restauro al forte. In sala consiliare si presenterà il libro di Malatesta sul Campolongo.

Il forte di Cima Campolongo - Leonardo MalatestaIl Comune di Rotzo, in collaborazione con la Comunità Montana 7 Comuni, organizza nella giornata di domenica 5 luglio una importante rievocazione storica presso il forte Campolongo. “1915 verso il Centenario 2015” è il tema della manifestazione che verrà posta in essere. L’evento è il giusto contorno rivolto a esibire i lavori di restauro cui è sottoposto il forte italiano. Interventi che rientrano nel progetto della legge 78 del 2001, sul Patrimonio della grande guerra, di cui tra i promotori si annovera la Comunità Montana di Asiago. L’obiettivo che il progetto “Eco Museo della grande guerra nelle Prealpi Vicentine” si è prefisso, è meritorio e molto importante: valorizzare uno dei maggiori teatri della 1ª guerra mondiale: l’altipiano di Asiago e più in generale il fronte vicentino. Precedentemente alla manifestazione, nella giornata di sabato 4 luglio, verrà presentato al pubblico presso la sala consiliare di Rotzo il nuovo libro di Leonardo Malatesta sul forte Campolongo che sviluppa una approfondita ricerca su questa fortificazione italiana.

“Il libro reca il titolo: “Il Forte di Cima Campolongo” – afferma l’autore - si propone di colmare alcune lacune storiografiche. Inizia dall’analisi dei piani di guerra contro l’Austria Ungheria e di quelli di fortificazione da fine ‘900 allo scoppio del conflitto, passando agli studi architettonici utilizzati nella costruzione dei forti ed ai lavori costruttivi ed allo spionaggio nemico. La parte centrale dell’opera è il capitolo delle operazioni belliche, dove il forte ebbe la prova del fuoco. Nel finale, oltre alle conclusioni, c’è una rassegna storiografica sui volumi della materia e sulle fonti storiche utilizzate. La domanda che mi sono posto all’inizio di questa ricerca è stata: il Campolongo, fu efficiente nella prova bellica? La risposta si troverà leggendo il libro. L’opera è dedicata alla memoria dei 4 militari che persero la vita all’interno del forte. L’opportunità della pubblicazione di una monografia sul Campolongo è avvenuta grazie alla conoscenza del sindaco di Rotzo, Matteo Dal Pozzo, entusiasta della mia proposta e che ha sempre creduto in questa operazione editoriale rivolta pure ad una i valorizzazione turistica del territorio. Si spera che questo sia solo l’inizio di una proficua collaborazione che possa portare alla nascita di un Centro Studi sulle fortificazioni a livello europeo, struttura che nel nostro paese manca”.

G. Dalle Fusine

 

Presentazione di Dal Piave alla Prigionia di Alessandro Gualtieri e Giovanni Dalle Fusine

 

UN ANNO SENZA IL SERGENTE NELLA NEVE
Nel giugno del 2008 moriva Mario Rigoni Stern,
autore di numerosi saggi su storia e natura

Mario Rigoni Stern16 giugno 2008, un anno fa Mario Rigoni Stern tornava a baita. La notizia veniva resa nota con molto ritardo, ciò permise alla famiglia un funerale in sordina, un addio consumato in proprio, ben lontano dai clamori delle esequie in pompa magna. Nessun bagno di folla, niente lettura di telegrammi sul pulpito del Duomo asiaghese, scongiurato un lungo e mesto corteo per il Corso 4 Novembre ed eventuali foto del feretro da tramandare ai posteri. Se qualcuno voleva immortalare la dipartita del Mario nazionale doveva recarsi al cimitero, e cercare tra le tombe recenti quella dello scrittore. A distanza di dodici mesi la sepoltura è ancora quella precaria, solo tra qualche mese l’assestamento del terreno permetterà un definitivo addobbo funerario. Si dice che la morte tutto appiana, resetta glorie e misfatti compiuti in vita, eppure piccole differenze possono sorgere anche sulle inumazioni. In quella di Rigoni Stern è evidente l’eccezione: una miriade di sassolini appoggiati sulla nuda terra coprono parte della sepoltura; ciottoli, schegge di marmo e piccole pietre, alcune recano un numero, una frase, un messaggio. Sono i tanti pensieri lasciati da estimatori del vecchio alpino, dai suoi lettori, da chi non è mai riuscito ad avvicinarlo quel tanto che avrebbe permesso una stretta di mano e un saluto ricambiato. Ora qui, nel silenzio del camposanto si può fare. Il carattere del sergente, notoriamente schivo e riservato, non salverà le sue spoglie da un virtuale contatto, cosicché la piccola schiera di visitatori si allunga, tradita solo da frammenti levigati portati da chissà dove. Torna alla mente l’ultima scena di un film di Spielberg, con la tomba di Oskar Schindler davanti alla quale sfilano dozzine di ebrei salvati dai lager di sterminio nazisti, e i sassi deposti uno dopo l’altro nel giorno del suo funerale secondo la tradizione ebraica. L’usanza ha radici antiche, probabile retaggio delle popolazioni nomadi, questi deponevano le pietre sulla tomba dei defunti per evitare che la sabbia volasse via e per scongiurare la profanazione del corpo da parte di animali erranti. Rigoni Stern non ha salvato i figli di David dall’olocausto, ha si contribuito a liberare dall’accerchiamento il suo reparto di alpini. Tuttavia i messaggi scritte sulle piccole pietre lo osannano come scrittore, per le sue qualità di saggista e cultore della natura. Non sono i figli e nipoti dei reduci di Dachau e Auschwitz a ringraziarlo, ma i suoi lettori, gente di ogni età e provenienza, giunti ad Asiago in una sorta di pellegrinaggio all’autore di “Uomini, boschi e api” “Storia di Tonle” e molte altre opere. Un riconoscimento che si aggiunge ai tanti posti in essere da amministrazioni comunali e associazioni culturali. Un fatto son le lapidi poste lungo le vie cittadine o le scuole intitolate a suo nome, altra cosa è la gratitudine dei lettori, tutto concorre all’immortalità. Mario avrà perso la partita con la vita, ma ha vinto quella con l’eternità, perché fra cinque, dieci o cento anni ci sarà ancora qualcuno che ricordando “l’odore del grasso sul fucile arroventato”, o “il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe”, volgerà un pensiero al vecchio alpino e partendo da lontano arriverà al cospetto della sua tomba per deporvi un sasso su cui ha scritto: “Grazie, sergente maggiù”.

G.D.F.

SCOMPARE MARIO RIGONI STERN

Mario Rigoni SternRoma, 17 giugno 2008(Adnkronos) - "Apprendo con tristezza la notizia della scomparsa di Mario Rigoni Stern, una delle figure piu' rappresentative della letteratura italiana contemporanea". Lo afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio di cordoglio inviato alla famiglia dello scrittore scomparso.

"Le sue opere hanno rispecchiato e raccontato la sua esperienza di vita, legata alle montagne trentine dell'altopiano di Asiago, che lo hanno visto combattere tra gli alpini del Battaglione Vestone. Le vicende della seconda guerra mondiale e la dolorosa esperienza della prigionia hanno rappresentato -conclude Napolitano- gli scenari della sua narrativa, ricca di suggestioni e di vivide memorie. Nel ricordare l'illustre scrittore rivolgo alla famiglia sentimenti di commosso cordoglio".

Cliccate per leggere un articolo esclusivo
sulla vita e le opere di Mario Rigoni Stern

 

 

RITROVAMENTO ECCEZIONALE AL FORTE CORBIN DI ROANA

Il Forte Corbin sull'altopiano di AsiagoEccezionale ritrovamento quello avvenuto nei giorni scorsi presso il forte Corbin, durante lo scavo per lo svuotamento di una grande vasca, sono venuti alla luce dopo oltre novanta anni numerosi reperti della grande guerra. Sono stati recuperati vari oggetti appartenuti alla guarnigione del caposaldo, tra questi la buffetteria in dotazione all’esercito italiano. Più nel dettaglio, sono state recuperate molte gavette, elmetti, parti dei montacarichi che servivano le batteria da 149 mm in cupola; pale, picconi e badiletti conservano ancora gli originali manici in legno, fatto questo anomalo per la latitudine in cui si trova il forte. Infatti i 1000 metri d’altezza su cui insiste questo fronte non permetterebbero ai manufatti lignei di resistere a quasi un secolo di intemperie, come invece accade nei ghiacciai che periodicamente restituiscono le vestigia del conflitto. Tuttavia, quando tali arnesi vennero abbandonati all’interno della vasca adibita a raccolta d’acque pluviali, si mescolarono agli oli lubrificanti scartati dallo svuotamento di generatori e dall’impianto idraulico delle batterie, il liquido si trasformò nel tempo in un’ottima pattina conservativa. Da segnalare che alcune gavette recano su placchette in ottone ancora ben leggibili i nomi dei militari che le ebbero in uso. A tal proposito i proprietari del forte hanno contattato Onorcaduti nella speranza di poter aggiungere dati alla ricerca che riguarda i soldati della guarnigione. Il materiale, dopo un adeguato restauro, andrà ad aggiungersi agli altri reperti che nel periodo estivo vengono esposti per i visitatori.

alcune gavette recano su placchette in ottone ancora ben leggibili i nomi dei militari che le ebbero in usoLa gavetta italiana: l’Esercito Italiano forniva ai contingenti in armi migliaia di gavette giacenti presso i magazzini delle caserme. Si trattava di un unico modello in latta comprensivo di coperchio (per le truppe alpine era più capiente); alla fine della ferma il militare restituiva il recipiente assieme a tutto il vettovagliamento. Il primo modello recava sempre dei numeri di matricola, a volte impressi sulla lamiera, in altri casi stampati su placchette di ottone. Allo scoppio della guerra questa pratica venne abbandonata (ne furono fabbricate milioni!), tuttavia la truppa a volte personalizzava la gavetta imprimendovi le proprie generalità, a volte il reparto e la specialità. L’incisione era praticata con un chiodo o con la punta della baionetta. Raramente o mai il soldato abbandonava questo utilissimo oggetto, indispensabile per ricevere il rancio tanto in battaglia quanto nelle retrovie. Quindi il ritrovamento oggi di gavette lungo le linee del fronte sta ad indicare che l’originario proprietario, ferito o morto, non poté purtroppo più servirsene.

G.D.F.

 

Il 17° Incontro italo-austriaco della Pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande Guerra si svolgerà nel Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk, località a circa 25 chilometri da Linz.

17° INCONTRO ITALO-AUSTRIACO DELLA PACE

17° INCONTRO ITALO-AUSTRIACO DELLA PACE
A RICORDO DEI CADUTI E DELLE VITTIME CIVILI DELLA GRANDE GUERRA

venerdì 9 ottobre 2009, Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk
località a circa 25 chilometri da Linz

Durante la Grande Guerra anche nella Regione dell’Alta Austria vennero allestiti vasti campi di prigionia, come ad Aschach an der Donau, a Braunau am Inn, a Freistadt, a Marchtrenk, a Wegscheid ed a Mauthausen. Il 17° Incontro italo-austriaco della Pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande Guerra si svolgerà nel Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk, località a circa 25 chilometri da Linz. In quel campo di prigionia furono deportati 25.000 soldati Italiani e Russi; 1.879 di quei prigionieri morirono soprattutto di tifo e di tbc e sono ancora sepolti nel Cimitero Militare che un tempo era annesso al campo di prigionia, Cimitero ancor oggi encomiabilmente curato dalla Croce Nera Austriaca. La cerimonia internazionale, che si terrà alle ore 16.00 di venerdì 9 ottobre 2009, sarà ufficialmente parte integrante del programma generale che in quei giorni la Croce Nera Austriaca ha previsto, per celebrare 90 anni di fondazione e permetterà così di partecipare al 17° Incontro italo-austriaco della Pace a tutte le delegazioni ufficiali anche estere (autorità civili, militari, religiose e diplomatiche), con cui la Croce Nera da anni collabora. Sarà per tutti i convenuti una occasione in più di onorare la memoria e le sofferenze di tutti i soldati morti in guerra e in prigionia e tutto anche a nome di tante mamme, spose e figli che attesero invano il loro ritorno.

Per ulteriori informazioni: www.eichta.it

Il 17° Incontro italo-austriaco della Pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande Guerra si svolgerà nel Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk, località a circa 25 chilometri da Linz.

17° INCONTRO ITALO-AUSTRIACO DELLA PACE

17. ÖSTERREICHISCH-ITALIENISCHES FRIEDENSTREFFEN IN MARCHTRENK

Während des Ersten Weltkrieges gab es auch in Oberösterreich eine Reihe von Gefangenenlagern, wie z. B. in Aschach an der Donau, Braunau am Inn, Freistadt, Marchtrenk, Wegscheid und Mauthausen. Das 17. österreichisch-italienische Friedenstreffen zum Gedenken an die Gefallenen und Zivilopfer des Ersten Weltkrieges wird in Marchtrenk, Oberösterreich, ca. 25 km westlich von Linz stattfinden. Im Gefangenenlager von Marchtrenk waren 25.000 italienische und russische Soldaten untergebracht. 1.879 Gefangene, die ins Lagerspital eingeliefert wurden, starben vor allem an Typhus und TBC und ruhen nach wie vor im Soldatenfriedhof, der eine Zeit lang dem Lager angeschlossen war. Dieser Friedhof wird heute dankenswerterweise von der Landesgeschäftsstelle Oberösterreich des Österreichischen Schwarzen Kreuzes betreut. Die internationalen Feierlichkeiten werden am Freitag, den 9. Oktober 2009 (nachmittags), stattfinden und sie sind offizieller Teil des Rahmenprogrammes , den das Österreichische Schwarze Kreuz vorgesehen hat, um die 90 Jahre seit der GrÖndung zu feiern. Für alle Teilnehmer aus dem In und Ausland bietet sich mit dem 17. Friedenstreffen eine weitere Möglichkeit, aller im Kriege verstorbener Soldaten zu gedenken, dies auch im Namen vieler Mütter, Ehefrauen und Kinder, welche vergebens auf ihre Heimkehr gewartet haben.

www.eichta.it

Il 17° Incontro italo-austriaco della Pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande Guerra si svolgerà nel Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk, località a circa 25 chilometri da Linz.

17° INCONTRO ITALO-AUSTRIACO DELLA PACE

17° RENCONTRE ITALO-AUTRICHIENNE DE LA PAIX A MARCHTRENK

Au cours de la Grande Guerre, de vastes camps d'emprisonnement ont été aménagés dans la région de Haute-Autriche, à Aschach an der Donau, Braunau am Inn, Freistadt, Marchtrenk, Wegscheid et à Mathausen. J'ai fait en sorte que la 17ème Rencontre Italo-Autrichienne de la Paix, en souvenir des combattants disparus et des victimes civiles de la Grande Guerre, se déroule dans le Cimetière Militaire Italien de Marchtrenk, une localité située à environ 25 km de Linz. Dans ce camp de prisonniers, 25 000 soldats Italiens et Russes furent déportés; 1879 d'entre eux en majorité du typhus et de la tuberculose, et sont toujours enterrés dans le cimetière militaire qui fut annexé à la prison du camp, cimetière remarquablement entretenu encore aujourd'hui par des bénévoles de l'association autrichienne de la "Croix Noire". La cérémonie internationale se déroulera le 9 Octobre prochain dans l'après-midi. Elle fait officiellement partie du programme général de la "Croix Noire" autrichienne qui a prévu de célébrer les 90 ans de sa fondation autour de cette date, et permettra ainsi à toutes les délégations officielles italiennes et étrangères (autorités civiles, militaires, religieuses et diplomatiques), avec lesquelles la "Croix Noire" collabore depuis des années, de participer à la 17ème Rencontre Italo-Autrichienne de la Paix. Les participants auront une nouvelle fois l'occasion d'honorer la mémoire et les souffrances de tous les soldats morts à la guerre ou en prison, et ce aussi, au nom de tant de mères, d'épouses et d'enfants qui attendirent en vain leur retour.

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Il 17° Incontro italo-austriaco della Pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande Guerra si svolgerà nel Cimitero Militare Italiano di Marchtrenk, località a circa 25 chilometri da Linz.

17° INCONTRO ITALO-AUSTRIACO DELLA PACE

17 th ITALIAN-AUSTRIAN PEACE MEETING IN MARCHTRENK

During the Great War even in the High Regions of Austria prisoner of war camps were constructed, as in Aschach on the Danube, Branau on the Inn, Freistadt,Marchtrenk, Wegscheid and Mathausen. The 17th meeting between Italy and Austria in commemoration of the fallen in duty and civilian victims will take place in the Italian military cemetary of Marchtrenk,situated approximately 25 kilometres from Linz. 25,000 Italian and Russian soldiers were deported to this P.O.W camp; 1879 of them died from typhus and tubercolosis and they are buried here in the Italian military cemetary which was once joined with the P.O.W camp, cemetary which is admirably cared for by the Austrian Black Cross. The international ceremony will be held at 16.00 hours on Friday 9th of October and will be an integral part of the general programme organised by the Austrian Black Cross to celebrate their 90 years of foundation and will permit thus the participation at this 17th meeting between Italy and Austria for peace of all the delegations, also foriegn (civilian, military, religious and diplomatic authorities) with whom the Austrian Black Cross has collaborated over the years. This will be an occasion for all present to honour the memory and sufferance of all the soldiers who died on the battlefields and in prisons and all of the mothers,wives and sons and daghters who waited in vain for their return.

 

PRESENTAZIONE DELLA LOCOMOTIVA STORICA
A 100 ANNI DAL PRIMO ARRIVO DE LA VACA MORA
DOMENICA 26 APRILE A CANOVE, ALTOPIANO DI ASIAGO

Domenica 26 aprile presso il Museo della Grande Guerra 1915-1918 a Canove avrà luogo la presentazione della Locomotiva Monumentata nel Centenario dell’inaugurazione della ferrovia Rocchette-Asiago. Il 24 aprile del 1909, infatti, arrivava in Comune di Roana la prima locomotiva della linea Rocchette-Asiago; un evento memorabile, cui la popolazione locale guardava con deferente stupore. Successivamente la linea ferroviaria fu indispensabile alle truppe in azione sull’ Altopiano durante la Prima Guerra Mondiale e alle genti di ritorno dal Profugato. Degli anni successivi resta ancora il ricordo, nei più anziani, del trenino che sbuffava e fischiava, rallegrando la popolazione locale ed i primi turisti. L’Amministrazione comunale di Roana ha voluto celebrare questo importante momento storico con l’acquisizione di una locomotica d’epoca somigliante alla Vaca Mora.

Il Museo della Grande Guerra 1914-1918 di Canove, Asiago

La cerimonia di presentazione inizierà alle ore 10.30 con il ritrovo al Museo;
successivamente sarà presentata la locomotiva e saranno tenuti i discorsi delle Autorità presenti.
Alle ore 11.15 è prevista una descrizione tecnica e storica.

 

LA MONTAGNA RESTITUISCE SETTE SOLDATI

Eccezionale ritrovamento al Soglio Melegnon sull’altopiano di Tonezza nell’ambito del progetto finanziato dall’Amministrazione provinciale. Probabilmente uccisi durante la Strafexpedition, i corpi finirono in una fossa naturale. Da lontano sembra quasi una capanna, magicamente spuntata al limitare del bosco davanti ad alcune mucche che, ignare di tutto, pascolano nella vicina radura. Sotto il telo di nylon che ricopre lo scavo, invece, mani esperte lavorano con certosina pazienza per portare alla luce i poveri resti. Sono di sette corpi, in totale, le ossa sepolte nell’umida terra: un ritrovamento multiplo definito eccezionale dagli addetti ai lavori. Sette soldati italiani, caduti durante la Strafexpedition e finiti nella lista dei dispersi, ai quali si cercherà ora di dare un nome. Il rinvenimento - avvenuto ad oltre mille Approfondimento sulla Strafexpeditionmetri di quota nei pressi del Soglio Melegnon, a qualche chilometro da Tonezza ma nel territorio comunale di Arsiero - rientra nel progetto di recupero delle salme della Grande Guerra finanziato dalla Provincia di Vicenza: un’iniziativa che unisce discipline diverse allo scopo di identificare i caduti di quel tremendo conflitto, come è positivamente avvenuto con il soldato trovato sulla Costa d’Agra lo scorso anno con la collaborazione di Onorcaduti. L’operazione, scaglionata in più fasi durate diversi giorni, è stata autorizzata dalla Procura vicentina e condotta sotto la supervisione dell’Unità di medicina necroscopica e anatomia patologica forense dell’Ulss 6. L’intera area di scavo è stata sottoposta dall’anatomo-patologo Andrea Galassi al laser-scanner - strumento utilizzato anche nelle scene del crimine - che permetterà in seguito di ricostruire perfettamente il sito, ad esempio in un museo. È stata poi suddivisa in quadranti ed ognuno fotografato, per una successiva ricostruzione grafica d’insieme a computer. L’antropologo Daniel Gaudio del Laboratorio di antropologia forense di Milano (Labanof) ha seguito il recupero assieme ad Andrea Betto, Alice Rosa e Matteo Serena, il team di archeologi dell’Università di Padova (dipartimento di archeologia, facoltà di lettere e filosofia), allievi del prof. Armando De Guio, incaricati di estrarre dal suolo gli scheletri. «È un lavoro lungo e complesso, reso ancor più difficile da caratteristiche del terreno, vicinanza dei corpi e fragilità delle ossa», spiega Betto, intento a "spazzolare" da un cranio la terra umida. Nel mentre salta fuori una grossa scheggia di granata: probabilmente il soldato è deceduto per quella ferita alla testa. «Operiamo con metodo scientifico, per non fare danni - aggiunge Gaudio - e nello stesso tempo non perdiamo di vista le finalità etiche dell’iniziativa: dare un nome a questi soldati e ricostruire le circostanze della loro morte». Ad osservare le operazioni anche il sindaco di Arsiero Tiziano Busato e Roberto Mantiero e Giacomo Tessarolo, dell’Associazione 4 Novembre di Schio, che ha collaborato all’iniziativa e che ne pubblicherà i risultati sulla rivista "Forte Rivon". Ma sono in programma anche conferenze e mostre, col contributo del Museo delle forze armate di Montecchio Maggiore. «È il minimo - dice Siro Offelli, responsabile del soccorso alpino arsierese che ha guidato la spedizione-: un ritrovamento di questa portata non era mai avvenuto in anni recenti».

Si ringrazia: Il Giornale di Vicenza, www.lucavalente.it,

 

IMPORTANTE DONAZIONE AL MUSEO DELLA GRANDE GUERRA DI CANOVE

Centinaia di “La Domenica del Corriere” pubblicate negli anni della Prima Guerra Mondiale
entrano a far parte dell’archivio del Museo Dal luglio 1914 all’aprile 1919.

IMPORTANTE DONAZIONE AL MUSEO DELLA GRANDE GUERRA DI CANOVE Questa è stata la stupenda donazione fatta da un privato cittadino romano al Museo della Grande Guerra di Canove. La Domenica del Corriere, nato come inserto domenicale del Corriere della Sera, nel 1899, era recapitato in omaggio agli abbonati del quotidiano ma anche venduto separatamente in edicola al prezzo iniziale di 20 centesimi. Fortemente voluto e potenziato dal direttore del Corriere Luigi Albertini, si avvaleva per le sue copertine di un giovane disegnatore, Achille Beltrame, a cui era affidato in ogni numero il compito di rendere con la sua tavola il fatto più interessante della settimana. A differenza dei quotidiani dell'epoca, la Domenica del Corriere dava ampio spazio alle fotografie e ai disegni, e questo fu uno dei motivi del suo successo. Nel corso degli anni Venti e Trenta, la Domenica del Corriere divenne uno dei principali strumenti d'informazione di buona parte della popolazione italiana alfabetizzata. Sulle pagine della Domenica del Corriere trovavano una vetrina popolare anche le grandi firme del Corriere, da Luigi Barzini ad Indro Montanelli. Negli anni Cinquanta e Sessanta, l'avvento della televisione portò la testata ad una graduale ma inarrestabile crisi sino alla definitiva chiusura nel 1989. Oggi le copie del settimanale, con le copertine di Achille Beltrame prima e di Walter Molino poi, sono ricercate da migliaia di collezionisti che fanno della Domenica del Corriere il settimanale in assoluto più collezionato in Italia. Il periodo oggetto della donazione è relativo al Primo Conflitto Mondiale, parte dall’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, per arrivare alla primavera di novanta anni fa quando cioè, finita la guerra, si ostentavano al popolo italiano vittorioso le foto di prede belliche sottratte agli imperiali. Significativa l’ultima pagina del volume che mostra grazie all’ennesima tavola di Achille Beltrame una festa patriottica a Borgo Valsugana: il battesimo dei primi tre nati dopo la ricostruzione del paese, alla presenza di autorità civili e militari e della banda reggimentale della Brigata “Torino”. Dunque 5 anni di guerra, molti dei quali narrati con un occhio di riguardo per il settore vicentino e degli altipiani, dove gli scontri quasi quotidianamente finivano sul bollettino ufficiale delle agenzie di stampa, tant'è che numerose foto e notizie riguardano località ben note sui Sette Comuni. Un regalo compiuto da un donatore che, senza secondi fini tesi a procurarsi notorietà, ha voluto rimanere sconosciuto. Una importante testimonianza per il museo che và ad arricchire il già ben fornito archivio di documenti ed immagini originali.

Giovanni Dalle Fusine

 

L’ARCHIVIO STORICO “APRE GLI ARMADI”

L’ARCHIVIO STORICO “APRE GLI ARMADI”

Dal 18 al 24 aprile chiunque recandosi all’Archivio di Stato di Vicenza potrà ottenere gratuitamente copia del foglio matricolare di un proprio avo, basterà rendere noti al personale preposto le generalità e l’anno di nascita Non sono in molti ad esserne a conoscenza, eppure presso tutti i capoluoghi di provincia sono conservate le registrazioni relative ai militari che hanno prestato servizio di leva nel secolo scorso e in quello prima ancora. Per quanto riguarda il nostro territorio è l’Archivio di Stato di Vicenza a custodire i ruoli di migliaia di soldati che hanno servito la patria durante in vari conflitti in cui l’Italia ha partecipato. Si tratta dei fogli matricolari dei maschi residenti nei Comuni della provincia, le cui classi di nascita sono comprese tra il 1850 e il 1929. L’iniziativa, proposta dagli uffici di via Borgo Casale e sostenuta dalla Sovrintendenza Archivistica (Ministero per i Beni Culturali e Ambientali), è denominata “Soldato di leva, classe…” e rientra nel progetto “XI settimana della cultura 2009”. La documentazione consultabile è così articolata: Sommario di Leva, classi degli anni dal 1848 al 1891, con lacune per il 1877, 1878, 1881, 1888. Ogni anno è compreso in un unico registro, non corredato da indici alfabetici; Lista di estrazione per mandamenti, classi degli anni dal 1873 al 1924, con diverse lacune per gli anni 1876, 1877, 1880, 1881, 1882, 1888. I mandamenti erano Asiago, Arzignano, Barbarano, Bassano del Grappa, Lonigo, Marostica, Schio, Valdagno e Vicenza; Ruoli matricolari delle classi dal 1850 al 1907, con diverse lacune per gli anni 1850-1872. Corredati da rubriche alfabetiche, nei ruoli sono segnati soltanto coloro che hanno effettivamente prestato servizio militare. Va da sé che per una più veloce ricerca sarebbe indispensabile conoscere la data esatta di nascita, dal momento che le leve sono organizzate, com'è noto, per classi, cioè per anni di nascita. Nel caso si debba partire nella ricerca solo da scarni dati, l’Archivio diventa fonte efficace per individuare il Comune di provenienza dell’avo e altre utili informazioni. Questi documenti contengono, infatti, tutti i dati relativi alla persona chiamata a svolgere il servizio militare, paternità maternità comprese. Interessanti sono ovviamente pure il curriculum che ha seguito ogni soldato durante il servizio di leva, le campagne di guerra con date e luoghi di combattimenti, la destinazione ai vari corpi di appartenenza e le motivazioni con cui i più valorosi si guadagnarono le medaglie al valore.

Gli orari in cui l’ufficio di via Borgo Casale n. 91 è aperto pubblico sono:
sabato ore 8.15 – 13.30, lunedì e venerdì ore 8.15 – 13.45,
martedì mercoledì giovedì ore 8.15 – 18.30.

Giovanni Dalle Fusine

 

I cippi e i monumenti della Grande Guerra vanno … a ruba

Sull’Altopiano di Asiago girano i ladri di storia

Il ponte di Granezza, prima  del furto dello stemma del Genio ZappatoriFanno gola a molti, soprattutto agli appassionati della Grande Guerra, sono le vestigia del primo conflitto mondiale scolpite sulla rocce e pietre dai soldati. Le montagne delle Prealpi vicentine sono ricche di testimonianze che ricordano la lunga permanenza in trincea di fanti e alpini; a cippi e monumenti commemorativi degli epici combattimenti si antepongono i lavori compiuti nelle retrovie dalla truppa durante gli agognati momenti di riposo.

E sono proprio questi ultimi a finire tra le mani di collezionisti senza scrupoli, che incautamente acquistano le opere da chi li sottrae ai campi di battaglia. Ultimo in ordine di tempo è lo stemma del Genio rubato in località “Costa Buda”, lungo la strada Pria dell’Acqua – Granezza, da oltre novant’anni ricordava il reparto che lì stazionò lavorando alacremente alla costruzione della viabilità, vie ancor oggi praticate da boscaioli e villeggianti.

“Sono scritte che il tempo ha sbiadito ma non del tutto cancellato. Si tratta di un nome, una frase, di un segno rudemente abbozzato. Quelli che hanno voluto lasciare questa rapida testimonianza della loro presenza sulla terra, prima che il grande massacro troncasse le loro giovani vite, appartengono indifferentemente ai due fronti contrapposti. Attorno a loro “sta natura ognor verde” come scrive Leopardi”.

Fernando Bandini
, Presidente Accademia Olimpica (tratto da “Parole sulle pietre”)

Il ponte di Granezza, dopo il furto dello stemma del Genio ZappatoriA segnalarne la scomparsa è il Gruppo Tutela e Ripristino del Patrimonio Storico, un comitato composto da volontari che si occupa ormai da tempo di salvaguardare i resti della Grande Guerra. “L’altorilievo con impresso lo stemma del Genio Zappatori – dice Valter Borgo – rappresentava la chiave di volta di un arco in pietra. Ora che il montante è stato sottratto, l’assetto di tutta la struttura è diventato precario e quindi nel tempo destinato a crollo sicuro. Non scordiamo che sopra il manufatto spesso transitano o parcheggiano le auto di turisti domenicali, essendoci nelle vicinanze un area attrezzata per il picnic”.

Del fatto, così come della sopraggiunta pericolosità dell’area, è stato informato l’ufficio Patrimonio di Asiago, Comune su cui ricade l’area in oggetto. A tal proposito la dott.sa Bizzotto comunica che a breve saranno intrapresi i lavori per mettere in sicurezza il luogo. Sempre dal Gruppo altopianese arriva la segnalazione di un altro tentativo di furto, questa volta in località Marcesina, dove ignoti hanno lavorato alacremente per impossessarsi di uno stemma posto sotto al ponticello “1° Lotto”, fatiche per fortuna spese vanamente per le difficoltà presentatesi al momento di estrarre il blocco di pietra, o forse perché i ladri sono stati disturbati. Rimane comunque la disapprovazione e condanna di enti e associazioni combattentistiche verso chi si appropria di questi monumenti alla memoria al mero scopo di poterne godere privatamente.

Giovanni Dalle Fusine

 

 

Serata ASAR in sede 20 gennaio 2009

Si è svolta presso la sede del Gruppo Alpini di Salò, martedì 20 gennaio 2009, la presentazione del libro "La Grande Guerra nell'alto Garda - Diario storico del Battaglione Vestone" con Domenico Fava Presidente dell'A.S.A.R. Associazione Storico-Archeologica della Riviera del Garda. Il volume espone le vicende del famoso reparto alpino analizzando lo storico diario del btg. Vestone recuperato tra gli atti ufficiali conservati presso l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito.

Giovanni Dalle Fusine

 

La Regione Veneto sensibile alla storia della Prima Guerra Mondiale

UN COFANETTO SULLA PRIMA GUERRA MONDIALE
COME AIUTO AGLI STUDENTI PER COSTRUIRE ATTRAVERSO LA STORIA E LA CULTURA
LA LORO IDENTITA’

Elena Donazzan, Assessore all'Istruzione della Regione VenetoDiecimila cofanetti per raccontare la Prima Guerra Mondiale ai ragazzi delle superiori. L’opera e realizzata dalla Regione Veneto in collaborazione con i “Musei all’aperto 1915/1918”, con la Biblioteca Bertoliana e il Coro Edelweiss Monte Grappa. “Il federalismo va inteso anche sotto l’aspetto scolastico come approfondimento, attraverso i programmi della scuola, di ciò che ha contribuito a formare la nostra identità, di ciò che è avvenuto sul nostro territorio e che ci rende consapevoli dei legami sociali, culturali e di appartenenza”. È quanto ha affermato Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro del Veneto, in occasione della presentazione del cofanetto “La grande guerra. Storia di una terra e del suo popolo”, nell’aula del complesso universitario San Nicola di Vicenza. “Studiare la storia della grande guerra – ha aggiunto l’assessore – di più e meglio di quanto non si faccia attraverso i libri in dotazione alle nostra scuole, significa per la Regione dare un forte impulso culturale e di consapevolezza in particolare dei momenti fondanti la nostra società e la nostra storia. Nel 2008 – ha concluso l’assessore- abbiamo ricordato i 90 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale combattuta in larga parte nelle province venete. Il 4 novembre 1918 si è sancita l’unità d’Italia fissata nella storia come la vittoria di Vittorio Veneto, il cofanetto aiuterà gli studenti a costruire la loro identità attraverso la storia e la cultura”. Il volume multimediale sarà inviato a tutte le quinte superiori, ai Comuni, e Associazioni d’Arma con sede nel territorio regionale.

Giovanni Dalle Fusine

 

STORIA E CANTI INTORNO ALL’ALTARE
A Roana la rievocazione storica della battaglia dell’Ortigara,
organizzata dal locale gruppo Alpini

STORIA E CANTI INTORNO ALL’ALTAREUn altare in legno ricco di storia e, ai piedi dell’altare, un presepio, realizzato con maestria da Corrado Rebeschini, ispirato ai luoghi e ai fatti storici della Grande Guerra. Due simboli pregni di significati attorno ai quali si è svolta, domenica 28 dicembre, una serata dedicata, nel 90° della fine della Prima Guerra mondiale, alla rievocazione storica della Battaglia dell’Ortigara (giugno 1917). Teatro dell’appuntamento, organizzato dal Gruppo Alpini di Roana, la chiesa di Roana, gremitissima per l’occasione. A fare gli onori di casa è stato il parroco don Lino Prearo che ha avuto anche il compito di sostituire il maestro Guido Azzolini, assente perché ammalato, nel ricordare la storia dell’altare custodito nella chiesa di Roana, unico pezzo rimasto della cappella (Mecenseffy Kappelle) allestita a Campo Gallina, luogo di preghiera dei soldati del Comando della 6° Divisione fanteria Austro-Ungarica di stanza lì durante la Grande Guerra. Al termine del conflitto, la cappella venne smontata e trasportata a Roana dove venne ricostruita, nell’estate del 1919, al posto della chiesa del paese distrutta dai bombardamenti. L’inaugurazione avvenne il 7 ottobre del 1919. Siro Offelli, presidente del Soccorso Alpino di Arsiero, con l’ausilio di diapositive ha poi tratteggiato i principali avvenimenti legati alla sanguinosa quanto inutile battaglia dell’Ortigara. Ha chiuso la serata una breve presentazione da parte dell’autore Sergio Bonato del libro "Il ritorno dal profugato – 1918". Il tutto intervallato dai suggestivi e particolari canti del coro Le voci della Spelonca, sempre capace di suscitare grandi emozioni.

testo e foto di Stefania Longhini

 

NUOVA IMPORTANTISSIMA SINERGIA CULTURALE:
IL MUSEO DELLA GUERRA BIANCA ED IL COMUNE DI COLICO (LC)
INSIEME PER LA VALORIZZAZIONE DEL FORTE “LUSARDI”

Il Forte "Lusardi"Lunedi 15 dicembre, presso la Sede Territoriale di Lecco della Regione Lombardia, il Sindaco del Comune di Colico Alfonso Curtoni ed il Presidente del Museo della Guerra Bianca in Adamello Walter Belotti hanno firmato il protocollo di intesa con cui il Comune ha affidato in comodato d'uso gratuito il forte "Lusardi" sul Montecchio al Museo della Guerra Bianca per farne una sede espositiva museale ed un centro documentazione sulla Grande Guerra in Lombardia.

 

FORTE CORBIN, LA LAPIDE TORNA AL SUO POSTO

FORTE CORBIN, LA LAPIDE TORNA AL SUO POSTORiportati al loro antico splendore altri due lapidi della Grande Guerra grazie al gruppo “Ripristino Cippi e Lapidi della Grande Guerra”. Oltre a numerose attività di conservazione di manufatti recuperati negli anni scorsi, ma che necessitano di continue cure, il gruppo è riuscito, grazie anche alle scrupolose ricerche storiche effettuate dall’associato Luca Borgo e dalla segnalazione dell’appassionato Alfonso Panozzo, a riportare alla luce la lapide della 136° compagnia del II Reggimento Genio posta al di sotto del Forte Corbin. I pezzi dell’iscrizione erano disseminati lungo la Val d’Orco in Comune di Cogollo, ma con grande forza di volontà, e un pizzico di ingegno tanto da riprodurre una teleferica per riportare a monte i pezzi, il gruppo ha rimesso al suo posto la lapide. Altro “colpaccio” del gruppo è stato quello di completare il lavoro della Comunità Montana che ha restaurato il “blockhouse” inglese al Lemerle di Cesuna riproducendo lo stemma del South Staffordshire Guard che era lì dislocata su indicazioni dell’appassionato storico Domenico Valente.

 

GRANDE GUERRA: TRA STORIA E COLLEZIONISMO

Durante la Prima Guerra Mondiale circolava una battuta fra i giovani ufficiali: “I nostri veri generi di conforto in trincea sono tre: il profumo Contessa Azzurra, il liquore Strega e la cartolina Ritorno”. I primi due erano elementi per ricordare la vita di società anche Grande Guerra: tra storia e collezionismoin mezzo al fango, Ritorno raffigurava invece la Donna promessa quale compenso: la “pin-up girl” della grande guerra. La cartolina era opera di Nino Nanni, nato a Quattrocastella in provincia di Reggio Emilia nel 1888 (morì a 81 anni nel 1969), ed entrato a far parte, dopo la laurea in architettura, del gruppo dei pittori e cartellonisti di Ricordi, quello al quale si debbono, tra l’altro, gli “affiches” dei melodrammi di Puccini (Tosca, Bohème, Fanciulla del West). Anche Nanni si dedicò a quel lavoro, affiancandosi ad altri due pittori specializzati in bozzetti per cartoline, e cioè a Tito Corbella – Belle Donnine – e A. Bertiglia, che traduceva in immagini nostrane i bimbetti maliziosi dell’inglese Mabie Lucie Attwell. Ritorno fu lanciata nel 1915 ed ebbe un successo strepitoso, valutabile in milioni di copie. Raffigura un soldato che abbraccia, con gesto ispirato dal cinema muto, una bella donna, riversa, in estasi e decisamente nuda, sotto la mantella del guerriero. Per allora l’immagine era audace e, nello stesso tempo, romantica e legata (ma erano pochi ad accorgersene) a certa pittura ottocentesca che gioca sul contrasto tra il liberatore e la Bella, senza niente addosso, incatenata allo scoglio o alla quercia. Il contrasto tra la pelle delicata di lei e il rude panno dell’uniforme era senz’altro un anticipo sul sexy. Quanto alla mantella, Nanni, all’inizio la fece azzurra, quindi da Cavalleria Artiglieria e Genio. Per accontentare Fanteria e Alpini si stampò anche una edizione in grigioverde. Ficcata con le puntine da disegno all’interno della cassetta d’ordinanza, Ritorno, meglio se spedita da Lei, era la promessa dopo la vittoria. La cartolina ebbe un posto notevole nel catalogo del materiale di propaganda, anche se non fu nessun ufficio ministeriale ad occuparsene. È l’unico pezzo italiano inserito da Jones e Howel nel volume dedicato alle arti popolari della Prima Guerra Mondiale. Nel 1977 il catalogo Neudin la quotava a 25 franchi, pari a circa 4500 lire. Oggi il suo valore supera le 15 euro. Ma dal 1915 a ’18 per il soldato al fronte non aveva prezzo.

GDF

 

Treno della Memoria a Cavriago

 

26 Ottobre 2008: scompare l'ultimo Cavaliere di Vittorio Veneto

Delfino BorroniSi è spento l’ultimo Cavaliere di Vittorio Veneto il Bersagliere Delfino Borroni. E' morto a 110 anni compiuti da poco l'ultimo cavaliere di Vittorio Veneto. Arruolato nel corpo dei bersaglieri come soldato semplice, venne mandato al fronte sull'Altipiano di Asiago e visse le tragiche giornate di Caporetto.

Tornò a casa nel Natale del 1918. Tre anni dopo fu assunto dall'azienda tranviaria e impiegato come macchinista sul tram chiamato 'Gamba de Legn' che percorreva la linea Milano-Magenta-Castano Primo, il paese dove ha abitato per moltissimi anni, continuando a fare anche dopo la pensione il meccanico di biciclette, la sua grande passione. Lo scrittore Maurizio Casarola aveva recentemente intervistato Delfino Borroni, inserendo la sua preziosa testimonianza nel volume "Gli Ultimi-I sopravvissuti ancora in vita raccontano la Grande Guerra ".

 

RIPRISTINO CROCI DEI CIMITERI DI GUERRA – ALTOPIANO DI ASIAGO
La Sezione Fanti “Altopiano Sette Comuni” informa

I coniugi Marchetti e Luciano BenettiNel 1983 Luciano Benetti, guida storica del nostro territorio, pose delle croci con iscrizioni e recanti il numero dei caduti sui punti più importanti dove, un tempo, sorgevano dei cimiteri di guerra italo-austriaci risalenti al primo conflitto mondiale. A tutt’oggi la locale Sezione dei Fanti, in stretta collaborazione con i coniugi Marchetti, mantengono sotto vigile controllo questi siti, intervenendo periodicamente sui manufatti e occupandosi della manutenzione dove il caso lo richieda.

Queste croci, in tutto 35, sono poste in vari punti dello stesso Altopiano di Asiago. Per citarne alcune: M. Ortigara, M. Campigoletti, Cima Caldiera, M. Zebio, Mandrielle, Ghertele, Termine e altre. L’ultimo intervento è stato effettuato nel mese di ottobre di quest’anno per ripristinare la croce dell’ex cimitero militare del “Billime”, che in lingua cimbra significa “bosco selvatico”, località posta vicino al Ghertele, sulla strada della Val D’Assa. In questo cimitero le salme furono traslate nel dopoguerra presso i vari cimiteri militari, e successivamente al Sacrario di Asiago. Il luogo, peraltro ben visibile sulle mappe militari dell’epoca, conteneva 10 soldati caduti italiani e ben 780 austriaci.

Giovanni Dalle Fusine

 

CADUTI E MOTORI - LACRIME E DOLORI!

Monta la polemica sul raduno di automezzi d’epoca svoltosi a fine estate ad Asiago, all’interno dell’Area Sacra del Leiten che ospita il monumento ai Caduti durante la Grande Guerra.

Raduno automezzi d'epoca AsiagoIn molti hanno gridato allo scandalo, critiche sdegnose sono giunte non solo da Enti ed Associazioni Combattentistiche, ma pure da alcuni tra tanti visitatori che ad ogni fine settimana salgono al Sacrario dei Caduti per onorare le migliaia di salme lì sepolte da quasi un secolo. Oggetto delle contestazioni è il 39° raduno di auto storiche svoltosi domenica 13 settembre ad Asiago, culminato con l'esposizione di circa trenta modelli lungo il viale alberato che porta all'Ossario, il cui perimetro è sottoposto ai vincoli previsti alle aree denominate "Sacre" . La manifestazione era organizzata dal Club “Zagato Car” e comprendeva un tour di tre giorni con tappa proprio nel capoluogo altopianese. “Sono a conoscenza del disappunto - afferma il tenente colonnello Franco Burei, responsabile di zona dell'Ente ministeriale Onor Caduti - tuttavia posso affermare che la sacralità del luogo è stata rispettata sotto ogni aspetto. Il Club “Zagato Car” aveva tra le priorità del meeting proprio la deposizione di una corona d'alloro ed una visita al monumento dedicato alla Grande Guerra. A ragione di queste motivazioni ho concesso il nullaosta per la manifestazione. Quel giorno altri improrogabili impegni ufficiali mi hanno costretto a presenziare un evento in quel di Rovereto, ma ho avuto rassicurazioni dai miei sottoposti colleghi che tutto si è svolto secondo il programma”. Dalle affermazioni dell'ufficiale, quindi, emergono le intenzioni certo non dissacranti che i promotori dell'evento volevano porre in essere con il raduno. Motivazioni che rimangono opinabili e ad ogni modo per ora non sembrano aver placato la polemica.

Giovanni Dalle Fusine

 

NASCE LA “LIBRERIA STORICA”
(http://www.libreriastorica.com)

Nasce la "Libreria Storica"Due cataloghi in uno - “La Libreria Storica” storia - storia militare - aviazione - marina... Apre con oltre 400 titoli e numerose novità dei maggiori editori italiani.
Ad affiancare il mondo postale presentato nella “Libreria Filatelica”, viene ora inaugurata una parte completamente nuova, dedicata alla storia e alla storia militare, all’aviazione, alla marina... con oltre 400 titoli e numerose novità dei maggiori editori italiani. Vaccari srl, specializzata in filatelia, storia postale e collezionismo sia come editore che come distributore di opere provenienti da tutto il mondo, propone, nel Richiedete gratuitamente il catalogo de "La Libreria Storica"catalogo annuale e nel sito costantemente aggiornato, circa 2000 titoli tra opere di settore e volumi a carattere prettamente storico e militare. Nella nuova edizione del catalogo, la parte relativa ai volumi storici o storico-militari è stata riorganizzata e notevolmente ampliata. Nel reparto EDITORIA del sito è stata inaugurata la vetrina della “Libreria Storica”, che presenta il catalogo completo, suddiviso nelle principali categorie. Gli aggiornamenti saranno valorizzati mensilmente nel sito www.libreriastorica.com Per ricevere gratuitamente la versione cartacea basta semplicemente inviare una richiesta ad info@vaccari.it o compilare il modulo presente sul sito www.vaccari.it

 

RILEGGIAMO LA GRANDE GUERRA
ESERCITO E POPOLAZIONE NELLA GRANDE GUERRA - 1918: LA VITTORIA ITALIANA


Dal 2 al 5 ottobre 2008 si terrà fra Trento, Rovereto (Tn), Padova, Gorizia e Trieste, il 2° convegno del progetto "Rileggiamo la Grande Guerra", intitolato "Esercito e popolazione nella Grande Guerra - 1918: la vittoria italiana".

La Manifestazione, che ha l'alto patronato del Presidente della Repubblica, è coordinata da Paolo Scandaletti per l'Assessorato alle Attività Produttive della Regione Friuli Venezia Giulia. Il comitato scientifico del progetto è presieduto dallo storico Alberto Monticone.

Giovanni Dalle Fusine

 

SANTI PROTETTORI DELL’ESERCITO E MARINA GLI ALPINI NE HANNO DUE!

www.lagrandeguerra.net scopre che a proteggere le Penne Nere
oltre a  San Maurizio c’è anche San Colombano

Ogni arma in pace e in guerra destina le proprie preghiere ad un martire di biblica memoria, questi, talvolta, può essere di sesso femminile, è il coso di Santa Barbara cui sono devoti i Vigili del Fuoco e gli Artiglieri di molti paesi, Italia inclusa. A costei, secondo la leggenda donna di rara bellezza, è associato l’emblema della torre, luogo da cui fuggi per evitare le torture del padre che l’aveva imprigionata. Sant’Erasmo, poi, da secoli protegge i marinai assieme alla succitata Barbara. Santa Lauretana (o Loredana) aiuta gli aviatori, mentre i paracadutisti si affidano all’arcangelo Michele e reclute e coscritti al buon “soldato” Teodoro. Ma la nostra ricerca stoica, più che divagare sul calendario onomastico e le curiosità dei beati promossi in grado, mira a far luce sulla venerazione che gli Alpini ostentano verso il loro santo protettore: San Maurizio.

la rivista “Malga Roma” – notiziario dellla locale Sezione, edito nella capitale in occasione della 27a Adunata dell’ANA (19/21 marzo 1954)A tal proposito ci viene in aiuto una piccola ma esaustiva guida storica realizzata da Paolo Masante (ediz. Gribaudi): “Il 22 settembre si festeggia San Maurizio, patrono delle Penne Nere. Originario della regione di Tebe, ebbe  il privilegio nel 286 di essere inquadrato presso la famosa Legione Tebana formata da migliaia di eroici soldati posti agli ordini di Massimigliano. Prima di una battaglia tutti i militi vennero invitati a sacrificare agli dèi, ma Maurizio e i suoi, profondamente cristiani, rifiutarono destando le ire del comandante. Costui diede allora ordine di flagellare un soldato ogni dieci, tuttavia nessuno si piegò alla disposizione. Quindi il duce si incattivì e continuò con le sue persecuzioni arrivando a decapitare la truppa che ancora non obbediva. Massimiliano non seppe fermarsi, se non quando l’ultimo legionario cadde ai suoi piedi con la testa mozzata. Maurizio fu uno degli ultimi e per tutto il tempo – e tempo ce ne volle per decapitarne 1000! – incoraggiò a sostenere i compagni”.

San Colombano, protettore degli AlpiniE sin qui siamo tutti concordi, Associazione Nazionale Alpini compresa che innalza il Santo decollato tra i propri simboli. Qualche perplessità sorge sfogliando la rivista “Malga Roma” – notiziario dellla locale Sezione, edito nella capitale in occasione della 27a Adunata dell’ANA (19/21 marzo 1954). A pagina 26 un lungo ed illustrato articolo recante firma del direttore editoriale (Roberto Olmi) tratta proprio il tema della conclamata attribuzione del patronato all’abate San Colombano, religioso missionario festeggiato dalla Chiesa Cristiana il 23 novembre. Tra le righe dell’ormai sbiadito giornale ove trovano spazio spot pubblicitari dell’aperitivo “Campari”, dei “Toscanelli”, della gloriosa “Lanerossi fabbrica Filati” leggiamo: “[…] ecco perché un gruppo di alpini ha meditato su questa questione, venuto a contatto con una nobilissima associazione internazionale, libera da ogni influenza di blocchi politici, ha cercato con essa e ha trovato la figura da proporre al titolo di Patrono delle truppe da montagna di tutto il mondo. L’Associazione, nata in Francia col nome di “Les Amis de Saint Colomban” si è diffusa in Isvizzera, Austria, germania e Irlanda, e da un paio d’anni anche in Italia[…]".

Il grande Santo irlandese concluse la sua riscossa morale nel nostro paese, convertendo i Longobardi col motto “Si tollis libertatem tollis dignitatem”, non prima di essere incarcerato più volte e essere costretto a peregrinare tra la solitudine dei monti. Colombano amava tanto la montagna da eleggerla a sua prediletta dimora, ispiratrice di elevazione e donatrice di libertà allo spirito. Armato soltanto del suo bastone di pellegrino e non portando nel suo sacco a spalla altre munizioni che il Vangelo e qualche tozzo di pane, varcò le valli, fra le Alpi della Svizzera, portandosi  fin verso l’alta valle dell’Inn. Tanto in Francia che in Italia il Santo lavorò i campi e insegnò a coltivare razionalmente la vite, per trarre quel generoso succo che gli Alpini sanno particolarmente apprezzare. Colombano è raffigurato in iconografie che mostrano tutta la sua avvenenza, collo muscoloso e niente affatto torto, col fiero sguardo che si fissa negli occhi di chi gli è davanti. Una vigorosa figura col braccio destro sollevato a mano aperta, mentre il sinistro, con muscoli e tendini ben tesi, stringe nel pugno un nodoso bastone. Chi meglio di questo pioniere dallo spirito squisitamente alpino, resiste ai disagi della montagna, abituato ad accompagnarsi a orsi, scoiattoli, ermellini, chi meglio di lui potrebbe incarnare la figura del Patrono di tutti gli Alpini? A questo punto il direttore del Notiziario Romano concludeva: “Perciò oggi gli Alpini d’Italia celebrano in Roma la grande sagra della fraternità della montagna, invocando il loro Patrono perché protegga tutti i soldati della montagna, di ogni nazione, affratellati non da una discussa “colomba” di parte, ma da un Colombano che è di tutti; e salutano il Santo più Alpino dei Santi, il più Santo degli Alpini”. Quindi care Penne Nere, regoliamoci, da oltre 50 anni ad aiutare le trippe di montagna c’è anche questo nobile asceta, egli dà una mano al buon Maurizio a guidare i pesanti scarponi per le erte vette e scoscesi dirupi. Ricordiamolo il 23 novembre.

Giovanni Dalle Fusine

 

Altopiano di Asiago

DALLA SOFFITTA SPUNTA LA VECCHIA BANDIERA DI GUERRA

Dalla soffitta la vecchia bandiera della Grande GuerraLa passione per la storia probabilmente gli deriva dall’attività di maestro che per anni ha svolto sull’Altopiano, ma anche per l’occhio allenato di Angelo Valente, insegnante in pensione di Cesuna, la vista della bandiera tricolore abbandonata tra vecchi materassi a righe e giornali oramai sbiaditi deve avergli fatto venir la pelle d’oca. Recentemente, durante i lavori di ristrutturazione di una vecchia abitazione , dalla soffitta spunta il tessuto dai colori inconfondibili, come risulta dalla foto il centro appare strappato, questo perché il vecchio proprietario si era preoccupato di togliere lo stemma sabaudo applicato sullo sfondo bianco. Valente è certo che si tratta di uno stendardo usato all’epoca del Primo Conflitto Mondiale, per supportare questa tesi mostra una giacca da fatica in giacca da fatica in dotazione alla fanteria durante la guerra ‘15-’18dotazione alla fanteria durante la guerra ‘15-’18, l’indumento è stato rinvenuto nella medesima soffitta prima che lo stabile venisse abbattuto per i lavori dell’impresa edile. “Mi piace pensare – dice – che questa bandiera sia sventolata sulla lancia di un reggimento impiegato tra il Monte Cengio e il Boscòn. È risaputo che le abitazioni della nostra frazione, seppur distrutte dai bombardamenti austriaci, hanno offerto riparo alle truppe italiane per buona parte del periodo bellico, per motivi a noi sconosciuti in drappo può essere stato abbandonato durante gli spostamenti dettati dalle strategie degli alti comandi, così come può essere stata raccolta sui campi di battaglia dai nostri antenati profughi, al rientro dalla pianura. Conservo i due cimeli con grande cura – conclude il signor Angelo – unitamente ad altri oggetti ereditati dalla mia famiglia. Nei giorni dell’adunata alpina ho esposto la bandiera sul poggiolo di casa, e in molti si son fermati ad ammirarla nonostante sia scolorita e lacera. Per quanto riguarda lo stemma sabaudo assente, viste le recenti accuse alla Casa Reale e memore delle colpe di cui si sono macchiati e Savoia, non posso che essere compiaciuto per come si presenta ora questo tricolore, rimane comunque il vessillo italiano, quello del soldato che moriva in trincea, dell’eroe sconosciuto, il simbolo della Nazione attuale, e questo mi basta”.

Giovanni Dalle Fusine

 

UN FIORE E UN NOME PER OGNI CADUTO

Non DimenticateciE’ stato presentato nei giorni scorsi nel palazzo della Provincia di Trento il progetto “Un fiore e un nome per ogni caduto” che vede la collaborazione della Provincia autonoma di Trento e della Provincia di Vicenza. Il protocollo, per il recupero corretto dei soldati caduti nella Grande Guerra sul Fronte italiano, è stato firmato dai vicepresidenti Margherita Cogo per Trento e Dino Secco per Vicenza. La ricerca dei caduti risulta una attività esclusiva dell’Alto Commissariato Onoranze Caduti di Guerra, mentre il rinvenimento di resti umani prevede la segnalazione alla Autorità Giudiziaria. La Provincia di Vicenza ha avviato da due anni un progetto per sostenere da un lato l’attività giudiziaria e dall’altro il corretto recupero dei caduti di guerra, in caso di rinvenimento fortuito, ai fini della loro identificazione. La Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento ha in passato proficuamente collaborato con la UOS di Medicina Necroscopica e Anatomia Patologica Forense della ULSS6 di Vicenza nel corretto recupero dei caduti della Grande Guerra in territorio trentino. Sulla base di questa collaborazione le due amministrazioni provinciali hanno sottoscritto questo accordo. Obiettivi concreti del progetto sono: il recupero corretto in termini medico- legali, archeologici e culturali dei resti umani eventualmente segnalati lungo le varie aree del fronte italiano durante la Prima Guerra Mondiale nelle Province di Trento e Vicenza e accertamento della loro appartenenza agli eserciti combattenti o ad eventuali fatti post-bellici; identificazione delle unità militari di appartenenza dei caduti e, ove possibile, della loro identità personale; sviluppo di metodiche di recupero e conservazione dei resti umani in ambienti montani; sviluppo di metodiche di conservazione dei materiali bellici e di corredo militare deperibili.

Giovanni Dalle Fusine

 

Grande Raccolta di reperti, uniformi, oggettistica e materiale bellico

Il Museo della Grande Guerra di Canove, VIIl Museo della Grande Guerra 1915-1918 di Canove (VI) e il Museo Storico delle Truppe Alpine di Trento, si sono attivati per fungere da punto di raccolta per reperti, manufatti, oggettistica militare, uniformi e quant'altro, recuperati o ritrovati sui campi di battaglia Italiani ed Esteri.
I suddetti Musei sono pertanto ufficialmente preposti ed impegnati a catalogare, conservare ed esporre il suddetto materiale, che trova la sua vera e giusta collocazione nelle prestigiose sale espositive di queste importanti realta' italiane.Il Museo Storico delle Truppe Alpine di Trento

Esortiamo dunque tutti coloro che hanno raccolto questo genere di materiali dai campi di battaglia o che lo hanno ritrovato nei vecchi bauli in soffitta o ereditato da parenti scomparsi, a contattare i due musei per contribuire concretamente alla salvaguardia della memoria storica del nostro Paese e di tutti coloro che si sacrificarono per ideali universali di pace, amore e prosperita'.

Alessandro Gualtieri


 

 

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